La recensione del film Il Divin Codino

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IL DIVIN CODINO - RECENSIONE

Il Divin Codino recensione
Recensione

di F. Reforgiato
[Il Divin Codino recensione] - Realizzare un biopic non è mai un'impresa semplice, vista la difficoltà nel trovare un buon compromesso per accontentare sia i fan dell'eroe di turno che il "semplice" spettatore curioso. Nel caso de "Il Divin Codino" l'impresa diventa più che ardua, in quanto il protagonista è quella leggenda vivente che risponde al nome di Roberto Baggio. Fuoriclasse dal carattere schivo e riservato, amato dalla gente e osteggiato dalla maggior parte dei suoi allenatori, Baggio ha costruito la sua leggenda non solo tramite gol e giocate, ma anche grazie ad una grande passione che gli ha permesso di raggiungere molti (anche se non tutti, purtroppo) obiettivi e alla forza di volontà di rialzarsi dopo i tanti/troppi infortuni. Pallone d'oro 1993, a lui sono state dedicate poesie, citazioni, libri e canzoni, senza contare che - a 17 anni dal ritiro - la sua fama non accenna a diminuire, venendo considerato il simbolo di un calcio romantico che ormai non esiste più . Alla luce di tutto ciò, quindi, poteva un film di 92 minuti raccontare l'intera carriera del Baggio giocatore e uomo? Ovviamente no, probabilmente per dare il giusto risalto ad ogni fase saliente della sua straordinaria carriera occorrerebbe una mini-serie, ragion per cui il lavoro della regista Letizia Lamartire si concentra su 3 periodi comunque importanti: gli inizi con Vicenza e Fiorentina, il mondiale americano del 1994 da protagonista assoluto e l'ultima sfida nel Brescia di Mazzone, con l'obiettivo della quarta convocazione mondiale. Attenzione, "Il Divin Codino" non è un film per tutti: se si è troppo giovani per averlo visto giocare questo non è il modo migliore per conoscere la sua storia, ma non è neanche un'operazione amarcord per chi lo ha adorato sportivamente e spera in immagini e video di repertorio per rivivere emozioni del passato … anzi, mancano alcuni passaggi salienti come il famoso gol in Napoli – Fiorentina davanti a Maradona, le magie di Italia 90, il burrascoso passaggio dalla Fiorentina alla Juventus, la cavalcata trionfale alla Coppa Uefa e al Pallone d'Oro 1993 e l'indimenticabile stagione al Bologna, con la conquista – a furor di popolo - della terza convocazione Mondiale per Francia 98. Se l'aspettativa è di scoprirne la carriera o di rivivere le gesta sportive lasciate perdere, per quello è disponibile - dal 2010 – una collana di 10 DVD chiamata "Io che sarò Roberto Baggio". Questo è un film per chi ha "vissuto" e amato Roberto Baggio, l'uomo timido e con atteggiamento quasi dimesso che in campo trasformava il calcio in poesia, per chi ha sofferto per le sue cadute e gioito delle sue vittorie, per chi ha sognato con lui nelle estati dei suoi 3 mondiali, per chi si è fatto coinvolgere dalla sua passione e per chi pensa che, dal 16 maggio 2004, "non è più domenica". Probabilmente solo questa cerchia di spettatori apprezzerà in pieno il coraggio e il messaggio di questo lavoro, e sicuramente si emozionerà nell'approfondire determinati aspetti conosciuti fino ad ora solo di sfuggita: il rapporto conflittuale con il padre, la fragilità emotiva, il grande attaccamento alla famiglia, la scoperta del buddismo, i famosi screzi "americani" con Arrigo Sacchi, l'incubo del rigore di Pasadena, il primo infortunio, l'ennesima rinascita e la perenne lotta per la conquista della maglia azzurra, vero e proprio filo conduttore di tutta la sua carriera. Nel cast spicca su tutti l'impressionante e mimetica interpretazione del protagonista Andrea Arcangeli, molto bravi anche Andrea Pennacchi nel ruolo del padre Florindo e Valentina Bellè nella parte della moglie Andreina, un pò macchiettistico Martufello nel ruolo di Carlo Mazzone, ma nel complesso il livello recitativo è buono. Inoltre, nel finale, dovrebbe essere presente un cameo (non accreditato) da parte di un componente della famiglia Baggio. Azzeccata la colonna sonora, con dovuta citazione per "L'uomo dietro il campione" - scritta da Diodato per l'occasione - che nel titolo racchiude forse la vera finalità del film. "Il Divin Codino" – come detto prima – non è un film per tutti: alcuni lo troveranno noioso e alcuni resteranno con una sorta di amaro in bocca, come l'aver assistito ad una "opera incompiuta", ma per altri (la "cerchia") sarà un viaggio emozionante, culminante in una bellissima scena finale che farà scendere più di una lacrima (ma sfidiamo chiunque a non provare almeno un piccolo brivido). Concludiamo con una piccola nota a latere: Lucio Dalla diceva "A vedere giocare Baggio ci si sente bambini" … ebbene, per una sera siamo tornati ad emozionarci come bambini. (La recensione del film "Il Divin Codino" è di Federico Reforgiato)
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