di R. Gaudiano
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Il condominio dei cuori infranti recensione] - Periferia parigina, un palazzo casermone, desolante e fatiscente con l'ascensore che non funziona. La riparazione costa e mentre tutti i condomini sono concordi a rimetterlo in funzione, Sterkowitz (Gustave Kerven), un condomino che abita al primo piano, dichiara che non ha soldi e non parteciperà alla spesa. Ma Sterkowitz impiegherà diversamente il suo denaro acquistando una cyclette. Il meschino, dopo 100km di cyclette, stramazza al suolo. Sulla terrazza del palazzo, precipita una strana astronave sotto gli occhi inebetiti di due ragazzi. John McKenzie (Michael Pitt) è l'astronauta, americano. Sarà l'algerina madame Hamida (Tassadit Mandi), gentile ed affettuosa, che abita all'ultimo piano, ad ospitare il giovane McKenzie, fino a quando la N.A.S.A. lo verrà a ripescare. Al secondo piano abita l'adolescente Charly (Jules Benchetrit), che vive con sua madre praticamente assente. Sullo stesso piano ha appena traslocato Jeanne Meyer (Isabelle Huppert), attrice fuori servizio, soccorsa da Charly per essere rimasta fuori casa. Un microcosmo di solitudini è il soggetto portante dell'ultimo film di Samuel Benchetrit, "Il condominio dei cuori infranti". Autore dell'autobiografia "Chroniques de l'asphalte", Benchetrit ricaverà l'idea per questo suo quinto lungometraggio da due soli racconti di questa sua opera a quanto pare di ben cinque volumi. Lo sguardo è concentrato sull'immediatezza e il miracolo del rapporto umano, un bisogno che prima implode e piano piano affiora nella percezione che è bello ed importante avere qualcuno con cui condividere se stessi, con sorrisi, ansie, ricordi ed anche malumori. Ed ecco che sei personaggi, tra i piani di un condominio, compongono questo puzzle di incontri casuali. In un'atmosfera quasi surreale si articolerà il gioco della vita e dell'esistenza nello scambio misurato di approcci verso un dare ed un ricevere supplendo a quel forte senso di mancanza di uno scopo e di un legame nella propria quotidianità. Sterkowitz, scorrazzando sulla sua sedia a rotelle e spacciandosi per fotografo di fama, incontra una spaurita e solitaria infermiera notturna (Valeria Bruni Tedeschi). Sarà l'incontro che lo riporterà nella giusta dimensione umana restituendo ad entrambi senso e vitalità. E così è per il giovane Charly e la tramontata Jeanne, due esistenze che si supporteranno a vicenda in uno scambio palese di ruoli. Stessa sorte per l'ossequioso astronauta americano che farà sentire madame Hamida utile e contenta nel nutrirlo con abbondante cuscus, sollevandola dalla mortificante assenza del figlio. Sei personaggi afflitti da una mortale solitudine riattivano il calore ed il sentimento umano nell'incontro carico di reciprocità. Stile asciutto e rigoroso, Benchetrit usa un linguaggio solido e convincente, padroneggiando i brevi movimenti della sua mdp. Una narrazione a schemi, con la potenza dell'osservazione e l'indiscussa ricchezza dello sguardo. In "Asphalte" c'è una poetica che si esprime nella desolazione mortificante di una degradante realtà sociale, sotto un cielo minaccioso e plumbeo avvolto in un sinistro silenzio. Con ironia poi tutto si trasforma in una riscattata speranza inattesa, illuminante. Ed è questa la forza che Benchetrit vuole restituire a questi sei piccoli personaggi, tanto a lui cari, perché anche attori del suo passato, della sua fanciullezza.
(La recensione del film "
Il condominio dei cuori infranti" è di
Rosalinda Gaudiano)
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