di R. Gaudiano
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Il colore della libertà recensione] - Nell'America degli anni '60, negli Stati del Sud, le battaglie per i Diritti Civili capovolsero la negazione del Diritto all'eguaglianza, il più forte in linea di principio dei Diritti Umani. Il Diritto all'eguaglianza coesiste con il Diritto alla differenza, alla specificità, alla nettezza della propria identità: razziale, nazionale, etnica, culturale, religiosa, di genere, di attitudine sessuale. Barry Alexander Brown, basandosi sul libro "The Wrong side of murder creek" di Bob Zeller, racconta I fatti di quegli anni '60 di un'America amorale e crudele, attraverso il percorso di vita di Bob Zeller, originario dell'Alabama, nipote di un membro del Ku Klux Klan, che ad un certo punto della sua esistenza crede nel movimento dei Diritti Umani e Civili a difesa dell'uguaglianza dei neri americani. "Il colore della liberta" è quindi ispirato ad una triste storia vera dell'America di quegli anni, e ripercorre alcuni dei momenti politici più bui della storia degli States, in cui predominava la ferocia del Ku Klux Klan e la convinzione della popolazione bianca che i neri dovessero essere discriminati e privati di ogni Diritto all'uguaglianza sociale e civile. Bob Zeller (interpretato da Lucas Till) si ritrova ad un certo punto della sua vita e fare una scelta morale che gli costerà gestire contraddizioni, anche le più acerrime nel proprio ambito famigliare. La storia, inserendo immagini di repertorio, coinvolge vari personaggi nella contrapposizione tra negazione dei Diritti civili dei neri e coloro che invece appoggiarono, anche a costo della propria vita, il movimento americano dei Diritti civili. E come succede in ogni processo storico, si arriva all'affermazione di una lotta grazie al coinvolgimento di più persone e gruppi di persone che credono in una causa e la sostengono. Barry Alexander Brown ce la mette tutta per rendere credibile "Il colore della libertà" nel raccontare crudeltà e villanie della popolazione americana bianca verso la popolazione dei neri. Purtroppo ancor oggi, simili nefandezze inconcepibili sono denunciate dal movimento di Black Lives Matter. Il film pur godendo di ottima ambientazione e cura nei costumi, si perde nella complessità nel coniugare le scelte individuali (come succede allo stesso Zeller) per la battaglia del movimento dei Diritti Civili e le problematiche individuali dei neri, di forte impatto sociale. Alcuni fatti salienti raccontati nel film, come la ferocia che i neri subiscono alla stazione degli autobus e il blocco della marcia sul ponte, ed ancora l'attivismo politico dei bianchi, nel loro intreccio supportano una struttura narrativa sfuggente e non incisiva nella forma, rivelandosi a tratti superficiale. Resta comunque importante il messaggio fondante che il film mette in atto, rievocando un processo storico decisivo per la storia degli Stati uniti d'America, quando, finalmente, il colore della pelle non fu più causa di discriminazione razziale.
(La recensione del film "
Il colore della libertà" è di
Rosalinda Gaudiano)
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