di D. Di Benedetti
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Il capitale umano recensione] - Paolo Virzì è visto, a buona ragione, come il vero (e unico) erede del fortunato genere della commedia all'italiana. Il suo "La prima cosa bella" ha mancato per un soffio la candidatura all'Oscar come miglior film straniero, vincendo comunque tre David di Donatello, di cui uno alla miglior sceneggiatura. Dopo il delizioso "Tutti i santi giorni", anche questo candidato a numerosi premi, Virzì abbandona il genere a lui più congeniale, la commedia, per avventurarsi nel territorio inesplorato del thriller con "Il capitale umano", un vero e proprio esperimento registico, un esercizio di stile che rivela le grandi capacità ormai consolidate del regista livornese. Liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Stephen Amidon ambientato nel Connecticut, Virzì sceglie per il suo adattamento cinematografico il paesaggio freddo e quasi primitivo della Brianza, nelle cui pianure s'intrecciano le vite di due famiglie che si ritrovano legate da un incidente: una notte alla vigilia delle feste di Natale, un ciclista viene investito da un'automobile in corsa. Chi era alla guida della vettura? Forse Carla Bernaschi (Valeria Bruni Tedeschi), moglie inetta e civetta del ricco "broker" Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni), forse Serena Ossola (Matilde Gioli), fidanzata del figlio di Carla, Massimiliano (Guglielmo Pinelli), e figlia di Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), un volgare e arrivista agente immobiliare. Le vite di tutti i protagonisti, divise in tre capitoli narrativi, s'intrecceranno in un mosaico che metterà a nudo tutte le loro debolezze nascoste dietro maschere di finta spavalderia e apparente sicurezza. Attenta osservazione del tragico teatro delle vicende umane, "Il capitale umano", magistralmente adattato per il grande schermo da Virzì insieme a Francesco Bruni e Francesco Piccolo, ricorda l'atmosfera "dark" e grottesca di certi romanzi di Niccolò Ammaniti, del quale ricalca anche l'attenta analisi delle varie tipologie di individui che affollano il territorio italiano. Il film conferma la grande bravura di Virzì nel guardare con occhio attento e curioso alla società italiana e ai suoi "mostri" (citiamo Dino Risi non a caso), senza mai cadere nella trappola del giudizio morale dei propri personaggi, né nel cinismo: la critica del regista livornese è più matura, di più ampio respiro, e mostre le debolezze umane intrecciandole con quelle di un Paese, l'Italia, che racchiude in sé alcuni disarmanti paradossi. L'ottimo risultato della pellicola lo si deve anche all'importante apporto degli attori protagonisti: Valeria Bruni Tedeschi prima fra tutti, nel ruolo della sbadata, fragile e inetta Carla, e Fabrizio Bentivoglio nel ruolo dell'arrivista Dino, senza dimenticare la brava Valeria Golino e l'ottimo Giovanni Anzaldo (già visto in "Razzabastarda" di Alessandro Gassman).
(La recensione del film "
Il capitale umano" è di
David Di Benedetti)
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