La recensione del film Icaros

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ICAROS - RECENSIONE

Icaros recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Icaros recensione] - Un viaggio nella foresta amazzonica, in cerca di sciamani che praticano rituali con un'antica bevanda, l'Ayauasca, un potente psicogeno che crea allucinazioni e rilassamento muscolare. Angelina, di nazionalità americana e malata incurabile, si reca nell'immensità della foresta amazzonica, per rincorrere la speranza di una impossibile guarigione. Nella quiete della foresta, tra fruscii di animali e piante, Angelina si affida ad Arturo, giovane sciamano indigeno, che prepara la pozione con la magica pianta. Il rapporto tra Angelina ed Arturo presto si trasforma in un supporto reciproco. Mentre Angelina, grazie ad Arturo, imparerà ad accettare le sue ansie, Arturo scopre che sta diventando cieco per una malattia incurabile agli occhi. Ma la forza di Arturo saranno i mitici canti curativi, gli icaros, che gli permetteranno di vedere oltre il manto nero dell'oscurità. "Icaros" diretto da Leonor Caraballo (che durante le riprese del film era afflitta da malattia terminale) e Matteo Norzi, tra realtà e finzione, affronta il male dell'anima che si manifesta quando il corpo si ammala e la paura affligge l'umano sentire. L'esistenza individuale, afflitta da fantasmi che governano il senso della vita, viene affidata alle proprietà magiche e terapeutiche di piante manipolate dalla sapienza indigena della foresta amazzonica. Nell'incontro con vari sciamani non attori, indigeni della comunità Shipibo, Angelina s'imbatte in altre persone che come lei si sono recate nella comunità per intraprendere un'esperienza fuori dal comune. "Icaros" è un film che esplora non solo un'altra parte di mondo, ma anche una cultura a noi del tutto sconosciuta e difficile da interpretare. Di fatto Leonor Caraballo e Matteo Norzi introducono una concezione molto particolare di cinema, molto vicino al discorso antropologico di osservazione partecipante. I dati visuali, le scene girate in quella terra affascinante che è l'Amazzonia, hanno la funzione di una vera e propria ricerca che fa dell'uomo non il proprio oggetto ma bensì il proprio fine. I due cineasti, attraverso le immagini, dialoghi e scene, riescono a strutturare un ritratto autentico della comunità indigena degli Shipibo, che vivono con la certezza identitaria che solo la natura possa garantire la loro sopravvivenza. "Icaros" si rivela un'opera di sintesi ed allo stesso tempo un'opera espressiva che prende spunto da elementi concreti ma particolari, non del tutto sconosciuti, come la paura umana della malattia e della morte e l'affidarsi a poteri altri, assolutamente non contemplati nel raziocinio della scienza. Forse il film potremmo annoverarlo come testo "divulgativo", idoneo a sfruttare quelle particolari caratteristiche del linguaggio cinematografico che ne facilitano la presa su un pubblico discreto, per mediare un certo tipo di cultura antropologica, quella degli sciamani dell'Amazzonia. Leonor Caraballo è stata una considerevole fotografa e autrice di molti video sperimentali. "Icaros: A Vision" è il suo primo lungometraggio che purtroppo non ha potuto vedere completato, perché è morta prima della fine delle riprese. (La recensione del film "Icaros" è di Rosalinda Gaudiano)
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