di R. Ricucci
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I'm your man recensione] - I'm your man è il nuovo film di Maria Schrader. Dopo la vittoria a Berlino 1999 con la sua performance Aimee & Jaguar, la regista tedesca porta sul grande schermo una bellissima commedia romantica postmoderna.
Se pure il tema dei robot umanoidi è stato inflazionato nel grande cinema, Maria Schrader ne tocca registri introspettivi e prettamente riservati a una delle domande di senso dell'uomo di ogni tempo: l'amore.
Maria Schrader si rivela ancora una volta capace di indagare la coscienza della donna, impegnata nella ricerca di un amore che salva, di un amore capace di renderla libera. Così come nella miniserie televisa Unorthodox, produzione di grande successo, disponibile su Netflix, le due protagoniste, Alma ed Esty (la bravissima Shira Hass) sono due donne che cercano la verità dell'amore nella libertà di amare e di essere amate.
Alma, lavora al Pergamon Museum di Berlino e con la sua equipe sta cercando di decifrare alcuni codici del 3000 a.C. Alma è una donna intelligente, in corsa per una buona carriera scientifica. Ma Alma, ha vissuto una storia sentimentale, da poco rotta, che la porta ad essere priva di speranze e piuttosto nichilista.
Accetta, suo malgrado, l'indicazione del suo amico e capo di sottoporsi a un esperimento di relazione con un robot umanoide.
La stanza dove si tiene l'incontro è una sala da ballo di ologrammi, affascinanti e instancabili. Lei stessa non se ne accorge se non quando la sua ospite ne oltrepassa i corpi con la mano. Tom, lo splendido Dan Stevenson (Downtown Abbey, da ricordare), capace di restituire uno sguardo digitale in un mare azzurro, quello dei suoi occhi, di tenerezza, è l'algoritmo scelto per Alma. Ha in sé tutte le informazioni che si sono potute raccogliere su di lei, sulla sua infanzia, i suoi gusti, e anche le sue paure. Dopo i primi minuti nei quali Alma sferza le domande più personali, pronto a coglierlo in fallo: credi in Dio, ti piace la poesia, conosci qualche verso, Tom ha un blocco di sistema sulla sua identità: "io sono, io sono, io sono…"
Maria Schrader ha colto appieno lo stimolo della scrittrice dell'omonimo libro da cui è tratta la sceneggiatura, I'm your man di Emma Braslavsky, Ich bin dein Mensch. La scrittrice, sposata a un israeliano, condensa nelle sue storie distopiche, le neuroscienze con la robotica e l'intelligenza artificiale, non tralasciando neppure nei suoi personaggi di contorno, nessun dettaglio delle loro emozioni.
I'm your man è un film che utilizza l'allegoria: il grande giardino nel quale camminano a piedi nudi Alma e Tom, le cerve con i loro cuccioli che, in branco e sicure, corrono nei prati verso il tanto anelato corso d'acqua. Un connubio riuscito quello tra letteratura e cinema. Le due autrici sono capaci di rendere plausibile e credibile una storia d'amore e di desiderio inimmaginabile. O forse ci siamo davvero vicini?
(La recensione del film "
I'm your man" è di
Rita Ricucci)
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