La recensione del film Hunger Games La ragazza di fuoco

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HUNGER GAMES: LA RAGAZZA DI FUOCO - RECENSIONE

Hunger Games La ragazza di fuoco recensione
Recensione

di David Di Benedetti
[Hunger Games La ragazza di fuoco recensione] - È passato poco più di un anno da quando l'adattamento cinematografico del primo capitolo del fenomeno letterario "Hunger Games", creato da Suzanne Collins e diretto dal regista Gary Ross, è approdato nelle sale di tutto il mondo. In solo un anno, il fenomeno letterario è diventato anche un fenomeno cinematografico baciato dal successo, grazie anche all'accoglienza positiva della critica, ed è riuscito a coinvolgere un pubblico ben più ampio di quello a cui era originariamente rivolto, ovvero quello giovanile. Tentare perciò di bissare il successo del riuscitissimo primo capitolo e realizzare un sequel altrettanto coinvolgente sarebbe stata un'impresa difficile per qualsiasi regista, persino per uno già avvezzo ai mondi distopici come Francis Lawrence, realizzatore di "Constantine" e "Io Sono Leggenda" ma noto soprattutto per i suoi videoclip. A lui Ross ha passato la direzione dei ben noti protagonisti della saga, il premio Oscar Jennifer Lawrence, nel ruolo di Katniss Everdeen, e Josh Hutcherson nel ruolo del compagno Peeta Mellark. Lo diciamo sin d'ora: "Hunger Games – La ragazza di fuoco" non è al livello del primo capitolo per quanto riguarda contenuti, tensione e coinvolgimento, ma riesce comunque a essere un ottimo prodotto d'intrattenimento e un film ben fatto. Fedelissima trasposizione del libro da cui è tratto, il film è il classico episodio intermedio di una trilogia, quello che ha lo scopo di approfondire i legami tra i personaggi e gettare così le basi per il capitolo conclusivo (che, per quanto riguarda "Hunger Games", sarà diviso in due parti e distribuito nel 2014). Ritroviamo allora i giovani vincitori della settantaquattresima edizione degli "Hunger Games", Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) e Peeta Mellark (Josh Hutcherson), tornati al loro distretto, il numero 12, e ora residenti nel "Villaggio dei Vincitori". I due devono intraprendere, come da tradizione, il "Tour della Vittoria", visitando tutti i distretti di Panem per esprimere la loro vicinanza alla popolazione per i tributi morti durante i giochi e mantenere così la pace e l'equilibrio. Ma qualcosa è cambiato: durante il loro viaggio, Katniss si rende conto che la sua vittoria ha risvegliato una speranza da tempo sopita nella nazione di Panem, e sarà lei, con tutte le persone a lei più care, a doverne pagare il prezzo. Il Presidente Snow, infatti, è intenzionato a tutti i costi ad eliminarla, in modo da eliminare quel focolaio di speranza che ha dato il via a una pericolosa rivoluzione. Snow decide così, per la settantacinquesima edizione dei giochi, detta "Edizione della Memoria" (che avviene una volta ogni venticinque anni), di ordinare che i tributi siano scelti tra i vincitori delle passate edizioni. Katniss sarà così costretta a tornare nell'arena e combattere con tutti assassini esperti, rischiando di nuovo la vita, mentre fuori la ribellione incombe. Se il primo capitolo della saga si distingueva per un ritmo concitato e frenetico, coadiuvato da una regia sporca e affidata soprattutto alla macchina a mano, il secondo capitolo di "Hunger Games" si caratterizza per una regia elegante e più convenzionale e per un approccio ai personaggi decisamente più intimista, con l'ovvio intento di concentrarsi sull'evoluzione della coraggiosa Katniss e degli altri protagonisti e sui terribili meccanismi che la violenza innesca nella mente umana. Lo sforzo di Lawrence è ben percepibile, soprattutto nei momenti in cui il ritmo rallenta per valorizzare e approfondire i rapporti che intercorrono tra i personaggi, non potendo sfruttare la novità del contenuto, esauritasi tutta nel primo capitolo (sostanzialmente simile al secondo). Ma se il ritmo rallenta e la storia si fa forse meno avvincente della precedente è solo perché il bello deve ancora arrivare. E Lawrence lo dimostra proprio con un sorprendente finale, che non mancherà di far venire l'acquolina in bocca a tutti i fan di questo nuovo fenomeno generazionale. (La recensione del film "Hunger Games La ragazza di fuoco" è di David Di Benedetti)
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