La recensione del film House of Gucci

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HOUSE OF GUCCI - RECENSIONE

House of Gucci recensione
Recensione

di T. Di Pierro
[House of Gucci recensione] - Era un nome dal suono così dolce, così seducente, sinonimo di ricchezza, di stile, di potere... ma il loro nome era anche una maledizione. Queste le parole di Patrizia Reggiani (Lady Gaga) nel descrivere la celebre famiglia/casa di moda Gucci. A quattro anni dal film "Tutti i soldi del mondo" il regista Ridley Scott torna a investigare sui retroscena di un'antica e ricca famiglia di imprenditori, nello specifico il matrimonio tra Maurizio Gucci (Adam Driver) e Patrizia Reggiani, futura mandante dell'omicidio del marito avvenuto nel 1995. Tra Europa e America, tra negozi sfarzosi e sfilate di moda la realtà storica di questa famiglia viene resa per quello che è: l'ipocrisia e il tradimento che si celano dietro al lusso, il marcio come altra faccia dello splendore. Ridley Scott ha sicuramente reso un risultato migliore di quanto fece con il ritratto della famiglia Getty, se non altro nella scelta degli interpreti che hanno reso ottime prove attoriali. Ma dov'è l'ansia per l'omicidio tanto atteso ? L'adrenalina che precede la vendetta di una moglie gelosa e risentita ? Non c'è, non si avverte e neanche la si prova a trasmettere. Patrizia Reggiani è una vittima ? Si cerca di giustificare un atto indiscriminato ? Oppure ha ragione Maurizio Gucci ? Qual è la visione che questo film vuole offrire? Non c'è, non si sceglie una parte, non si opta per nessun partito: si mostra il reale o quanto meno, in film del genere, si prova a supporlo. Non è un film noioso (nonostante la durata possa spaventare i più fragili) e strappa anche qualche risata, ma cosa lascia veramente ? Lascia il rimpianto di un film che forse si poteva evitare di fare, perché di omicidi da rappresentare ce ne sono di più eclatanti e scandalosi. Lascia il rimpianto di un film un po' anonimo, privo di un messaggio di fondo, di una visione concreta che cerchi il riscatto di un gesto così atroce, ma che invece viene banalizzato. Ottimi gli attori, ottimi gli scenari, ma il contenuto rimane piatto e impersonale, scialbo e privo di qualsivoglia impronta registica degna di nota. La casa Gucci, nella visione filmica di Scott, è priva di attrazione. La realtà vera può dare di più. Quando succede questo, un regista ha fallito. (La recensione del film "House of Gucci" è di Tommaso Di Pierro)
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