di R. Gaudiano
[
Hostiles recensione] - Inizia così, "Hostiles", un manipolo d'indiani Comanche attacca una fattoria isolata nel mezzo di montagne rosse e maestose. La famiglia viene massacrata brutalmente, ma Rosalee Quaid (Rosamund Pike), moglie e madre, inorridita per la carneficina della sua intera famiglia, riesce a scappare e si salva. America 1892, in piena rivoluzione industriale, gli indigeni sono stati ormai sconfitti, ma lo scontro con gli usurpatori dei loro territori è ancora in atto. Il capitano di Fanteria Joseph Blocker (Chistian Bale), eroe di guerra, è ora carceriere a Fort Berringer, dove è prigioniero Falco Giallo (Wes Studi), grande capo degli Cheyenne del Nord. Blocker è costretto forzatamente dal comandante del forte a compiere una missione che non condivide affatto. Deve liberare Falco Giallo ormai malato di cancro, e riaccompagnarlo nelle terre degli Cheyenne, in Montana. Missione oltre che inutile anche cinica, in quanto Falco Giallo morirà e la sua famiglia sarà fatta prigioniera nella riserva. Il capitano Blocker organizza il drappello di soldati e con il capo Cheyenne e la sua famiglia si mette in viaggio verso il Montana. Non fanno molta strada che s'imbattono nella fattoria bruciata di Rosalee Quaid, sorprendono la donna in stato di shock, le danno conforto e la convincono per il suo bene ad unirsi al gruppo. Diretto da Scott Cooper, "Hostiles" è un'opera che media un messaggio senza tempo. Rigorosa nelle sue regole che configurano il genere, sorprende nel saper essere denuncia di violazioni sulle culture indigene. Cooper non tralascia nulla nel messaggio globale della storia. Il dolore di Rosalee e l'odio verso i carnefici. Il confronto necessario tra nativi ed invasori e tra gli stessi militari confusi nel loro ruolo, all'occorrenza anche di carnefici, e costretti a subire le continue perdite dei compagni di drappello. "Hostiles" è la storia di un'umanità alla prova, che s'imbatte in una guerra ordinata ed obbligata che non ammette tregue nè clemenza. Ma, alla fine, è il confronto di coscienze tra aguzzini e prigionieri ad avere il sopravvento, emarginando il bestiale sentimento primitivo per l'onore riconosciuto nei valori eterni che hanno salvato le civiltà. Cooper accetta le regole del racconto western ma le modifica all'interno in uno stile soggettivo con inquadrature straordinarie in profondità di campo di un paesaggio solitario e bellissimo, coniugando forme di recitazione che prediligono il linguaggio muto degli sguardi, intensi, a volte disturbando il primato dell'azione. D'altra parte Scott Cooper ha fatto di alcuni tratti stilistici la costante della sua differenza rispetto ad altri, "Black Mass" è una delle prove. Per il capitano Blocker (straordinaria interpretazione di Christian Bale) il viaggio con il suo drappello ed il capo Cheyenne costituirà una rigenerazione umana inattesa nella cadenza ineluttabile degli eventi. Ma con sorpresa Blocker e Rosalee, pur accomunati in un cammino di morte, assaporano la pace che sancisce gli animi dell'indigeno e dell'invasore vestendo la tragedia nel sentimento costante della vita. Così il grande capo Cheyenne è corpo e spirito nella cosmogonia eterna, nel fuoco ardente della pira, in un conquistato diritto sacro che l'invasore gli aveva sottratto. "Hostiles" riesce così, in una poetica tutta sua del genere western, a raccontare non solo l'epica lotta contro la natura selvaggia, ma soprattutto il viaggio verso la civilizzazione, mortificato da usurpazioni di territori e violazioni di diritti, in una visione complessa del mondo e della vita.
(La recensione del film "
Hostiles" è di
Rosalinda Gaudiano)
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