La recensione del film High Life

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HIGH LIFE - RECENSIONE

High Life recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[High Life recensione] - Una navicella spaziale, un microcosmo di un'umanità condannata, che deve espiare colpe gravi, è proiettata nell'immensità dello spazio cosmico, un'umanità che deve comunque reinventarsi l'esistenza momento per momento. Ma l'uomo, si sa, ha una prerogativa propria nell'adattarsi a nuove forme di vita. E così succede per i cosmonauti in questione, che cercano soluzioni per organizzare la dinamica dei rapporti all'interno della navicella, creando persino aspettative, mentre qualcuno azzarda anche illusioni. "High life" diretto da Claire Denise apre con una scena dal sapore ancestrale. Monte (Robert Pattinson) prende la sua piccola Willow fra le braccia e le sussurra dolcemente una nenia per indurla al sonno. Monte è l'unico superstite con la sua figlioletta di tutto l'equipaggio dei cosmonauti ed è l'erede di un tempo che non c'è, di un viaggio senza scopo. Ma comunque, l'uomo Monte, vedrà crescere la sua Willow che diventerà sotto i suoi occhi un'adolescente intelligente e perspicace, speciale, come la definisce suo padre. Willow per Monte è un dono disatteso, non voluto, creazione in laboratorio della dottoressa Dibs (Juliette Binoche). Willow, volutamente una bambina, rappresenta il futuro, che Claire Denise porge come l'inevitabile riconciliazione con l'eterno mistero del genere umano, che si coniuga nell'amore, nel sesso, e nella riproduzione. Ed in quella navicella che vaga nello spazio, dove la vita comunque ha parvenze normali, con un giardino, un angolo adibito a cucina, letti con coperte, si compie la stupefacente sinergia tra l'umano e quella linea cosmica, la meravigliosa inesauribile galassia dove tutto viene proiettato verso una forza centrifuga, con un unico destino, finire in uno dei tanti buchi neri. "High Life" pur argomentando un racconto fantascientifico discontinuo, supportato da un abile montaggio alternato, raggiunge con abilità registica la messa in scena dei tormentati rapporti dei cosmonauti, nelle loro ossessive e distruttive escalation relazionali, delegando la speranza a qualcosa che potrebbe prodursi e riprodursi, grazie all'umano agire. La forza dell'amore filiale, tra Monte e Willow ne è la conferma. Robert Patterson è magnificamente immerso in una recitazione che predilige lo sguardo e la risoluta severa mimica del volto. La scenografia gode di colori saturi e sapienti effetti di luci, che giocano con un'ambientazione volutamente sospesa tra un presente eterno ed un futuro affidato alla sfida che l'umanità dovrà affrontare verso una possibile colonizzazione dell'universo. Sorprendente è appunto la scena finale nella rappresentazione fedele di un buco nero, simile ad un occhio inquietante, un occhio vorace, che aspetta e distrugge ogni cosa, ogni essere che vaga nell'universo infinito. E Monte e Willow, affidandosi ad una religiosità soprannaturale, sfidano la galassia per cercare di passare indenni attraverso il buco nero, verso un ignoto futuro. (La recensione del film "High Life" è di Rosalinda Gaudiano)
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