La recensione del film Dietro i candelabri

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HAUNTED IDENTITY - RECENSIONE

Haunted Identity recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Haunted Identity recensione] - Giuseppe Lo Conti, scrittore, sceneggiatore e cineasta, ha realizzato vari corti rigorosamente del genere thriller-horror, apprezzati dalla critica, ottenendo una Selezione ufficiale al "Big terror" in Asia, una selezione e una finale al "David di Donatello 2016" ed altre due finali al "Los Angeles Cine Fest". "Haunted Identity" è il suo secondo lungometraggio. La storia si svolge nella casa che Erika (Alessia Tramutola), titolare di un negozio di abiti insieme alla sua amica Federica, eredita in circostanze molto strane. Un bel giorno un notaio si materializza in negozio e recapita ad Erika la notifica che la giovane donna ha ereditato una casa lussuosa. Ma Erika resta molto confusa e perplessa in quanto sa di non aver nessun parente al mondo che le abbia potuto lasciare una qualsiasi eredità, perché cresciuta in un orfanotrofio dall'età di cinque anni. Comunque decide di recarsi nella casa ereditata, insieme a Federica, Gabriele fidanzato di Federica e Max, suo prossimo marito. La casa si presenta subito come luogo subdolo, che nasconde un passato oscuro e sinistro. Ed è proprio Erika in un certo senso ad incarnare l'inganno della casa, cambiando subito personalità. Seduce, inganna, e persino uccide. Il cerchio di personaggi che man mano si materializzano si allarga. Vi è il giardiniere che inizia a svelare verità sommerse e oscure, lo psichiatra che sa di aver curato una bambina dalla mente molto malata. E' una storia famigliare, di amori, sesso e follia, "Haunted Identity", una storia d'identità tormentate, che esige il riscatto di un passato in cui Erika è coinvolta in prima persona, una pedina di un puzzle che ora chiede ferocemente la resa per i torti subiti. Se Giuseppe Lo Conti è riuscito a distinguersi nella realizzazione di corti thriller-horror, non convince affatto per questo suo lungometraggio. La casa, ereditata da Erika, è la protagonista della storia tra passato e presente, dove Erika si palesa in tutta la sua schizofrenia paranoica e omicida. L'idea non sarebbe male, ma "Haunted Identity" (perché poi un titolo in inglese?) sviluppa la trama su una sceneggiatura confusa e inconsistente e un montaggio scomposto che spesso taglia inquadrature e scene. Il regista punta dritto su una scrittura intrisa di suspense, supportata da diversi codici comunicativi del genere horror, come la musica che tenta di stimolare un inconscio drammaturgico e la recitazione di Alessia Tramutola con la maschera del male, ma stentata, supportata oltretutto da una recitazione molto mediocre degli altri attori del cast, a ritmo lentissimo. Una scelta registica ed organizzativa che purtroppo ha penalizzato rovinosamente il lavoro cinematografico di Lo Conti, che non ha saputo rendere affatto l'atmosfera psicopatica da thriller che ruota intorno alla protagonista, paranoica schizoide, malattia che l'ha condotta alla radice del male e poi diventata il male stesso. Purtroppo non è solo la recitazione molto stentata ed impersonale di tutto il cast a trascinare il film verso il basso, ma anche molte scene gestite in ambienti impersonali, strutturando una narrazione che arranca in intrecci di trama sfuggenti e luoghi comuni esposti senza nessuna perizia. Per concludere, "Haunted Identity" è solo un abbozzo mal gestito di un genere che del genere non ha proprio nulla, anzi, quasi un insulto. (La recensione del film "Haunted Identity" è di Rosalinda Gaudiano)
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