La recensione del film Gravity

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GRAVITY - RECENSIONE

Gravity recensione
Recensione

di Rosalinda Gaudiano
[Gravity recensione] - Passeggiare nello spazio, nell'immensità della galassia, avvolti da un silenzio esaltante, è lo spettacolo affascinante che Alfonso Cuarón orchestra per il grande schermo. Amante delle tecniche innovative, il regista de "I figli degli uomini" non si smentisce con questo suo ultimo "Gravity", di cui è anche sceneggiatore insieme a Jonás Cuarón. "Gravity", film in 3D, è costruito tutto in computer grafica in modo a dir poco magistrale. La storia racconta di un viaggio di due astronauti, Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kovalsky (George Clooney) impegnati in alcune riparazioni di una stazione orbitante nello spazio. Il loro lavoro è improvvisamente interrotto da una devastante pioggia di detriti. La loro stazione viene distrutta e i due astronauti vagando nello spazio devono comunque escogitare il modo di far ritorno sulla terra. Lo spazio, meta dell'uomo da decine di anni, è per Cuarón un luogo franco, carico di sentimento intenso e ristoratore, è vicino e lontano, amato ma temuto, è la metafora della conquista possibile, della vittoria umana sull'ignoto. La storia si snoda con una tensione incalzante ed appassionante sul delicato rapporto uomo-universo, conquista e lotta, come è per tutte le forze della natura che si oppongono all'essere umano. E' un viaggio anche questo. E come succede per ogni viaggio, anche per la coraggiosa Ryan Stone si compirà una sorta di rinascita alla vita (ri)conquistata. Pur rispettando i canoni hollywoodiani di cinema della tradizione coniugato con la riflessione e la soggettività, "Gravity" coglie la sostanza vitale del sentimento umano, trattando con leggerezza e trasporto il doloroso conflitto interiore della protagonista. La suggestività delle scene, dove tutto è meravigliosamente sospeso, rotante, a tratti luminoso, un mondo fuori dal mondo, dove il corpo dell'astronauta Ryan Stone (una bravissima Sandra Bullock) accarezza l'atmosfera con una lentezza più struggente di una danza, creano un'atmosfera che dilaga, come l'universo stesso, nel più assoluto misticismo. I dialoghi sono la forza del film, oltre ad una messa in scena altrettanto padrona del contesto. La fantascienza si coniuga con la realtà dell'uomo che soffre, che pensa, piange, muore, ma anche che ritorna a credere in se stesso. Allora "Gravity", pur nella dimensione fantascientifica, si configura come viaggio meravigliosamente avventuroso, proiettato nel fantastico spazio galattico, che accoglie in tutta la sua maestosità e bellezza un'umanità conquistatrice e nello stesso tempo sensibile. Da non perdere! (La recensione del film "Gravity" è di Rosalinda Gaudiano)
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