La recensione del film Goldstone

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GOLDSTONE - RECENSIONE

Goldstone recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Goldstone recensione] - Jay Swan è un detective di origini aborigene sul cui viso si legge il dolore per la sua terra occupata dallo straniero. Jay, uomo taciturno che comunica soprattutto con lo sguardo, viene inviato a Goldstone, città mineraria sperduta nel deserto australiano, per indagare sulla scomparsa di una giovanissima ragazza asiatica. Qui s'imbatte in Josh, il poliziotto del luogo. La situazione locale sa molto di losco e la corruzione è imperante. La sindaca del luogo, Maureen, ed il direttore della miniera di Furnace Creek hanno un corpo di vigilanti della sicurezza spietato. Ma ciò che sconvolge il luogo è una rete di subdoli interessi che coinvolge la comunità intera. L'aborigeno Jimmy si fa promotore attivo per far luce su una tratta di donne asiatiche tenute prigioniere per farle prostituire. Aiuta Jay nelle indagini, ma pagherà a caro prezzo questo suo aiuto, anche se ciò permetterà di far luce sulle nefandezze di chi invece dovrebbe garantire ordine e sicurezza sociale. Dal canto suo il giovane detective Josh è presto costretto ad ammettere che Goldstone rappresenta un luogo di temibile corruzione assecondando Jay nelle sue indagini. Diretto da Ivan Sen regista australiano di origini aborigene (che ebbe un gran successo a Cannes 2011 con Toomelah) "Golstone" trasuda rabbia nella rappresentazione iconica di una terra immensa rossastra avvolta in un silenzio assordante. Terra invasa da uomini venuti da lontano che hanno relegato gli aborigeni nativi del luogo ad accettare la violenza della distruzione della loro cultura. Goldstone città mineraria costituita da pochi container sparsi sulla terra arida ricca di miniere d'oro, rappresenta l'usurpazione storica che, in Australia, ha relegato il popolo aborigeno ad una pesante subalternità nella propria terra. Ivan Sen è qui regista montatore e direttore di una splendida fotografia con sconvolgenti riprese dall'alto che spaziano su una terra immensa ma indifesa da combutte criminali che oltre ad appropriarsi del territorio, utilizzano la tratta di donne destinate alla prostituzione. Il ritmo lento della narrazione gioca nel parallelismo con un simbolismo indiscusso di distanze enormi in un territorio in cui è facile perdere la propria identità e dove l'usurpatore con la maschera da buon samaritano riesce anche a farla franca senza pagare secondo la legge la delinquenza perpetuata. In fondo, però, è il confronto tra Il giovane detective Josh e il detective aborigeno Jay che fa riflettere sull'importante risvolto psicologico di tutta la problematica locale ormai diventata Storia nella storia. (La recensione del film "Goldstone" è di Rosalinda Gaudiano)
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