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Godzilla recensione] - La prima reazione alla notizia che avrebbero rifatto Godzilla è stata: ancora?!? Con quello di Emmerich pensavamo di avere già dato a sufficienza e invece no. E' vero che in Giappone di Godzilla ne fanno più o meno uno all'anno ma sappiamo fin dai tempi di Mai dire banzai che i giapponesi sono strani e non fanno testo. Per noi un Godzilla ogni 15 anni è troppo. Poi abbiamo visto il trailer e qualcosa ci ha solleticati. Poi abbiamo letto il nome del regista e abbiamo pensato fosse quello di The raid e abbiamo pensato: "sta a vedere che stavolta a Hollywood si sono svegliati" ma ci eravamo sbagliati, è Gareth ma non Evans bensì Edwards, autore comunque del lodevole Monsters che da solo vale mezza filmografia di Emmerich. Insomma tra queste emozioni contrastanti siamo giunti in sala senza sapere cosa aspettarci e a visione ultimata continuiamo a non averlo capito fino in fondo. Ci sono però dei punti fermi. Il primo: la cosa migliore di Godzilla è Godzilla. Non solo perchè si riallaccia e rispetta lo spirito dell'originale, non solo perchè non cade nelle americanate cialtrone del suo predecessore ma perchè è magnificamente reso, è grosso, fa paura, ha lo sguardo truce e non assomiglia ad un lucertolone con le zampe da gallina che guaisce alla luna (irriso anche dai giapponesi della Toho, casa di produzione del vero Godzilla). E poi è quello che recita meglio. Appena un gradino sotto gli altri mostri. Imbarazzante invece tutto il reparto attoriale in carne ed ossa: Bryan Cranston è un vecchio piagnone con una frangetta da sfigato che dimostra che l'essere il protagonista di una serie TV di successo non ti trasforma d'improvviso in un bravo attore; Ken Watanabe se ne sta tutto il tempo con l'espressione accigliata a fornirci dettagliate spiegazioni scientifiche a merde già rigorosamente pestate; Aaron Taylor-Johnson ha esagerato con la palestra e adesso ha il collo più grosso della testa e la spalle che non stanno nello schermo: forse nessuno gli ha detto che deve combattere Godzilla, non prenderlo a pugni. Premio "Chi l'ha visto?": al senso della partecipazione di Juliette Binoche alla pellicola. Se la cosa migliore di Godzilla è Godzilla, la parte peggiore è il resto. Perchè se gli sceneggiatori da un lato hanno capito che non si può mostrare per due ore degli aerei che sparano ad un dinosauro e che a Godzilla bisognava trovare un avversario all'altezza (e non poteva essere Kick Ass neppur in versione bodybuilder), dall'altro è come se, dovendo giustificare il proprio lavoro, si siano sentiti in obbligo di costruirci intorno una trama, con degli sviluppi, e dei personaggi, e delle sottotrame, e dei flashback, e una storia d'amore di cui non frega niente a nessuno, e dei militari il cui piano è portare a spasso una bomba atomica come fosse il cestino della merenda, e delle spiegazioni pseudo scientifiche per motivare come mai una cavalletta di 100 metri si sia svegliata d'incanto e ora pasteggia assaporando sommergibili nucleari. Tempo sprecato a raccontarci la rava e la fava, Bryan Craston che torna dopo 15 anni nella casa abbandonata e trova i floppy disc solo un po' impolverati, Aaron Johnson che è l'unico al mondo che sa innescare una bomba analogica, quando noi vorremmo semplicemente vedere Godzilla in azione, vederlo ruggire, sputare fuoco, spaccare il culo agli altri mostri, salutare e andare via. Come bambini. Ebbene, quando ci scopriamo a fare il tifo per lui, a esaltarci ogni qualvolta compare in una densa nuvola di fumo, a soffrire quando sta per soccombere, a esaltarci di nuovo quando riapre gli occhi, allora vuol dire che Godzilla ha, al di là di tutto, centrato il suo obiettivo.
(La recensione del film "
Godzilla" è di
Mirko Nottoli)
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