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Giovane e bella recensione] - Quattro stagioni, il clima che muta, nell'andare del tempo François Ozon delinea il ritratto di Isabelle (Marine Vacth), 17 anni, di una bellezza efebica, una giovane donna ancora acerba che sceglie di gestire la sua sessualità prostituendosi. Isabelle non lo fa per soldi. La sua è una scelta dettata da un bisogno di confronto con esperienze estreme, provocatorie, verso se stessa ed il mondo intero. Determinata e padrona della situazione, Isabelle, dal viso pulito, in perenne scontro con sua madre Sylvie (Gèraldine Pailhas), la sa più lunga di quel che sembra. Si sbarazza in fretta della sua verginità, consapevole ed attore della situazione che ella stessa crea. La sua doppia vita rappresenta per lei solo il gusto della sfida. La conferma che il suo prostituirsi è funzionale all'appagamento di un potere perverso, esalta e rende forte e sicuro il suo agire, senza ombra alcuna di civetteria o seduzione. La giovane Isabelle incarna un'adolescente che decide di saltare la barricata e ritrovarsi in un mondo più grande di lei, pericoloso, sporco. François Ozon coglie la ragazzina pulita che prende il sole sulla spiaggia, quasi timorosa di occhi indiscreti quando si toglie il reggiseno e prende il sole in monopezzo. Senza indugiare sul susseguirsi di situazioni, Ozon arriva ad una Isabelle vestita di un rigoroso tailleur scuro, camicetta di seta, tacchi a spillo, gonna mini, un sapiente trucco glamour, alla spericolata conquista del, a lei ignoto ma intrigante, mondo della prostituzione. Il rapporto con il fratello Victor (Fantin Ravat) è costruito su una complicità tacita e condivisa che, in un certo senso, riempie il vuoto esistente negli esigui e sterili rapporti con la madre ed il patrigno Patrick (Fréderic Pierrot). Taciturna e scontrosa con i compagni di liceo, priva di sentimenti, Isabelle nasconde con arte e sapiente furbizia il suo doppio. Messa alle strette, questa giovane donna, ad un certo punto della storia, dovrà fare i conti prima di tutto con se stessa. Il cinema di François Ozon si mantiene sempre su un alto livello artistico sia per le forme della rappresentazione che per il linguaggio cinematografico nel suo complesso. Con "Giovane e bella", Ozon si addentra nel discorso ostico e spigoloso dell'adolescenza, spolverandone angoli bui ed impervi, con un apporto estremamente vivo e limpido. Senza entrare in un'indagine sociologica sul mondo della prostituzione studentesca, Ozon compie un'analisi interessante ed umana sul mondo adolescenziale contemporaneo, ormai ben schematizzato in atteggiamenti e comportamenti individuali e di gruppo. In parallelo guarda al mondo familiare e genitoriale che si caratterizza altrettanto per schemi e comportamenti propri. "Giovane e bella" riesce a tutto tondo a porgere con estrema delicatezza il mondo cupo dell'adolescente Isabelle, il dialogo familiare sfuggente, sterile ed inefficace, attraverso forme e contenuti di un cinema, quello di Ozon, libero di mostrarsi per quello che è, senza estetismi determinati, senza battaglie culturali da vincere. Si assiste con grande tenerezza ad un racconto fine a se stesso, ricco di spunti e straordinariamente stimolante. Marine Vacth riempie lo schermo, non solo con la sua naturale bellezza, la sua bocca imbronciata, i suoi accattivanti occhi verdi, ma anche per aver saputo incarnare alla perfezione un personaggio complesso, con molta fiducia e padronanza del ruolo.
(La recensione del film "
Giovane e bella" è di
Rosalinda Gaudiano)
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