La recensione del film Gifted

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GIFTED - RECENSIONE

Gifted recensione
Recensione

di R. Baldassarre
[Gifted recensione] - Per gli spettatori più smaliziati, e più avanti con gli anni, la storia di Gifted – Il dono del talento fa tornare alla mente una lontana pellicola, molto similare nella trama. L'opera in questione è Il mio piccolo genio (Little Man Tate, 1991), che segnò l'esordio alla regia della prodigiosa attrice Jodie Foster. Il paragone tra le due pellicole, se fatto con accanimento critico, tende a premiare, inevitabilmente, il film della Foster. Non solo perché è stato un buon debutto registico (e soprattutto atteso), ma anche per il tatto con cui affrontava l'assunto, seppure avvolto in una narrazione di facile presa emozionale. Argomento che, per inciso, riguardava molto da vicino Jodie Foster, essendo stata anche lei un piccolo genio, di cui il talento – recitativo – la privò di una vita normale. Tornando a Gifted, ecco che ci viene ripresentato un soggetto in cui un infante, questa volta di sesso femminile, ha una spiccatissima acutezza nel risolvere difficilissime equazioni matematiche. Ma quello che interessa, e su cui la narrazione preme molto, non è il difficile rapporto che ha la precocissima bambina Mary con il proprio talento, ma lo sciacallaggio familiare e sociale che gli si crea intorno. La sceneggiatura di Tom Flynn, al suo primo script importante, gioca facile, infilando situazioni emotive che possono avere facile presa su un vasto pubblico. E su questa trama ci imbastisce sopra dei personaggi con caratteristiche di banale empatia. Il "ragazzo padre" (lo zio Frank) burbero ma affettuoso, e soprattutto carino; la colorita vicina sputasentenze (Roberta); la giovane e bella maestra (Bonnie) che s'innamora del giovane "genitore"; la rediviva e glaciale nonna (Evelyn), che torna a prendersi ciò che gli appartiene; il genietto Mary, dolce marmocchia ma dalla lingua appuntita. Con tutti questi elementi scelti e dosati nella durata, Gifted diviene subito un dramma sentimentale che non s'infila in strade narrative tortuose, ma vuole giungere alla conclusione nel modo più rapido e giusto (in riferimento ai futuri riscontri al box-office) possibile, inserendo solo leggermente un poco di tensione. Non a caso Gifted infila nello svolgimento alcuni rapidi dibattimenti in tribunale, in cui la nonna Evelyn e lo zio Frank si contendono Mary. Scene classiche del cinema narrativo americano, in cui lo spettatore, giuria extra-diegetica, deve valutare lo scontro tra le ragioni razionali della nonna e le ragioni sentimentali dello zio. A tutto ciò non aiuta nemmeno la regia di Marc Webb, più noto per i due reboot di Spider-Man. Webb amplifica l'emozione con immagini a effetto, attraverso le silhouette dello zio e la nipotina che giocano e filosofeggiano contro un rosso sole in fase di tramonto; oppure nei ralenty nella scena dell'ospedale, che servano a centellinare le espressioni di gioia di Mary. (La recensione del film "Gifted" è di Roberto Baldassarre)
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