La recensione del film Ghost in the shell

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GHOST IN THE SHELL - RECENSIONE

Ghost in the shell recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Ghost in the shell recensione] - Il Maggiore Mira Killian/Motoko Kusanagi (Scarlett Johansson) è un cyborg. In realtà è unica nella sua specie. Del corpo umano recuperato in seguito ad un disastroso incidente, solo il cervello è stato salvato ed inserito in un corpo interamente robotizzato. La sua peculiarità è che nonostante sia un robot, una vera e potente arma da guerra, Mira ha un'anima, un ghost, quindi pensa e si pone delle domande. Assegnata alla sezione 9, gestita dalla Hanka Robotics, Mira riceve l'ordine di scovare ed eliminare il famigerato terrorista, Kuze (Michael Pitt). La scena iniziale del film, che è un richiamo alle "anime" giapponesi, dai disegni di Masamune Shirow, agli adattamenti cinematografici di Mamoru Oshii, apre, come nel "Ghost in the Shell" del 1995, con la creazione cyborg del corpo di Mira. Ma questo "Ghost in the Shell" diretto da Rubert Sanders, si presenta sin dalla prima scena con un'identità propria, che nulla toglie o aggiunge ai precedenti lavori cinematografici delle "anime" giapponesi. Il lavoro cinematografico di Sanders non è altro che un punto d'incontro tra l'animazione di Mamoru Oshii e un'interpretazione di arte cinematografica fantascientifica, in cui tecnica e stile, linguaggio ed espressione si fondono in un'unità inscindibile. Il digitale è protagonista assoluto e veste le scene di luci, immagini, colori, suoni e musica, integrando alla perfezione i personaggi chiave della storia, che si susseguono nella dinamicità dell'evoluzione narrativa. La storia prende forma come il corpo strutturato ex novo di Mira ed è nella sua forza materiale e carismatica che Sanders riesce nei passaggi allegorici, tra astrattismo e simbolismo, riuscendo in una spettacolare espressività scenografica tutta digitale, un computer cinema che si annovera in assoluto nella computer art. "Ghost in the Shell" storia fantascientifica tout court, di un mondo cyberpunk in un futuro lontano, governato da guerre, intrighi e tradimenti, si sostanzia di quel simbolismo dei manga, per caratterizzarsi autonomamente in un classicismo narrativo che richiama con cautela la scuola hollywoodiana. Robot e umani, come il fedele Batou (Pilou Asbæk) e l'attenta dottoressa Ouélet (Juliette Binoche), soldati collaborativi del Maggiore in perenne comunicazione digital–tecnologica, sono soggetti fantascientifici di un dinamismo scenico, costruito con abile stile figurativo, propositivo di nuove ed innovative esperienze di digital graphic-design. Peccato che qualche sofferenza affligge la sceneggiatura, a tratti lenta e inconsistente. Alla fine, questo mondo voluttuosamente robotizzato e digitalizzato, si apre dignitosamente all'umano, nel ricordo malinconico e costante del "ghost", che… anima anche la più ostinata macchina. (La recensione del film "Ghost in the shell" è di Rosalinda Gaudiano)
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