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Ghost in the Shell 2.0 recensione] - Tutto ha inizio nel 1991, quando "Ghost in the Shell", manga scritto e disegnato da Masamune Shirow, viene pubblicato per la prima volta in un unico volume. L'opera riscuote successo e il manga diventa un film destinato a diventare una pietra miliare del cinema d'animazione. Il film (con l'omonimo titolo) esce nel 1995 sotto la direzione Mamoru Oshii, il quale dirigerà qualche anno dopo anche il sequel intitolato "Ghost in the Shell – Innocence" (noto in Italia col titolo "Ghost in the Shell - L'attacco dei cyborg"). Nel 2008 la pellicola originale, con il nome di "Ghost in the Shell 2.0", viene sottoposta ad un restyling grafico: un nuovo formato HD, un forte uso della CG su luci ed ambientazioni e inoltre un nuovo doppiaggio. Il tutto sempre sotto la direzione di Oshii, che aldilà di queste modifiche tecniche mantiene pressoché invariati character design e narrazione. Queste operazioni di "restauro" tecnico, volte alla ri-distribuzione dei film nelle sale, spesso non vengono apprezzate dal pubblico e il più delle volte vengono considerate mere mosse strategiche per ottenere guadagno facile. Per quanto l'aspetto del marketing sia sempre di certo coinvolto in questo tipo di operazioni, la cosa non fa storcere più di tanto il naso quando si tratta di un anime così affascinante come "Ghost in the Shell". Insomma, per farla breve: quando un prodotto è buono, ben venga il suo essere riproposto più volte al pubblico. Sì perché questo film non solo è stato il primo anime ad essere presentato alla Mostra del Cinema di Venezia (nel 1996), ma è stato anche successivamente indicato come fonte di ispirazione per "Matrix" e "Avatar". La storia ha luogo a New Port City nell'anno 2029, un tempo in cui ormai la tecnologia più avanzata domina gli esseri umani anche nei loro aspetti più intimi. Dato il livello di avanzamento tecnologico serve qualcuno che si occupi di punire i crimini informatici e proprio di questo si occupa la Sezione 9 assieme alla protagonista del film, il maggiore-cyborg Motoko Kusanagi. L'agente, affiancata da Togusa (investigatore umano dotato di un cervello potenziato), si mette sulle tracce di un fantomatico criminale chiamato "il Signore dei Pupazzi", capace di controllare le menti altrui. Durante questa caccia Motoko non cercherà solo la giustizia, ma anche le risposte alle sue domande esistenziali più recondite. Per quanto nella nuova versione del film "2.0" alcune scene rifatte in CG non rendano onore alla pellicola del '95 e stridano con lo stile originario, il film non perde il suo fascino e la sua impronta adulta. I temi trattati spaziano sui piani più classici e amati della fantascienza, come quello della ricerca dell'anima in un mondo quasi del tutto cibernetico e governato da macchine. "Ghost in the Shell" è infatti un anime tutt'altro che semplice o di mero intrattenimento, anzi porta lo spettatore a riflessioni di tipo religioso/filosofico e per questo può tranquillamente essere accostato a capolavori del genere fantascientifico come lo straordinario cult Blade Runner.
(La recensione del film "
Ghost in the Shell 2.0" è di
Beatrice Po)
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