La recensione del film Gemma Bovery

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GEMMA BOVERY - RECENSIONE

Gemma Bovery recensione
Recensione

di Martina Farci
[Gemma Bovery recensione] - Martin (Fabrice Luchini) è un benestante parigino che ormai da sette anni si è trasferito in Normandia, dove ha ripreso a lavorare nella panetteria di famiglia. Appassionato di letteratura, e in particolare di Gustave Flaubert, rimane affascinato dai nuovi vicini di casa inglesi, Gemma Bovery (Gemma Arterton) e Charles (Jason Flemyng), che, oltre al nome, sembrano ispirarsi proprio al capolavoro di Flaubert per vivere la loro vita. Per Martin, quindi, è un modo tutto nuovo di portare la finzione nella realtà. Gemma Bovery è l'adattamento dell'omonima graphic novel di Posy Simmond, già autrice di Tamara Drewe, a sua volta portata sul grande schermo da Stephen Frears e con protagonista proprio la Arterton. Questa volta, dietro la macchina da presa, c'è Anne Fontaine, quella di Two Mothers, che come il suo precedente lavoro, continua ad indagare sul desiderio d'amore dei suoi protagonisti. Accantonate le due madri, la Fontaine si ritrova con una Gemma che sprigiona sensualità da tutte le parti e con un Martin che osserva le scene in silenzio in attesa di entrare in azione. Sullo sfondo aleggia lo spirito letterario della Madame Bovery di Flaubert, ma la regista ne prende le distanze, raccontando la storia a modo suo, senza però perdere il filo conduttore del romanzo. Attraverso gli occhi di Martin, quindi, osserviamo la vita di Gemma, la sua banalità, i suoi tradimenti e il suo finale già annunciato all'inizio del film con una sorta di leggerezza che ne diventa ben presto la caratteristica del film. Aiutata da una colonna sonora onnipresente e da una vita di campagna che fa della noiosità la sua routine, Gemma Bovery è una commedia che non può dirsi perfetta e innovativa, ma che riesce comunque a strappare qualche sincera risata, grazie anche alla sceneggiatura di Pascal Bonitzer. I suoi interpreti, poi, Gemma Arterton e Fabrice Luchini su tutti, riescono a compensare con i loro sguardi e la loro spiritosità una mancanza di coinvolgimento puramente emotivo. Infatti, quello che più traspare, è questo continuo paragonare la fantasia alla realtà, la letteratura alla vita, cercando di rendere interessante la banalità. Ma non per questo bisogna scomodare i grandi capolavori. (La recensione del film "Gemma Bovery" è di Martina Farci)
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