La recensione del film Gemini Man

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GEMINI MAN - RECENSIONE

Gemini Man recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Gemini Man recensione] - Uno dei primi film che parlava concretamente di clonazione fu Mi sdoppio in 4 di Harold Ramis. Era il 1996 e le cronache erano piene di dibattiti sulla pecora Dolly. Più di vent'anni dopo e decine e decine di film e libri sull'argomento, assistiamo a Gemini man e ci accorgiamo di non esserci spostati avanti nemmeno di un passo. L'umanità del clone, la solitudine del clone, lo spaesamento del clone. L'esercito dei cloni, il clone usato come pezzo di ricambio. Gemini man di Ang Lee, sopravvalutatissimo autore il cui unico merito in quanto autore è avere origini orientali - e qui si conferma appunto per quello che è, ovvero sopravvalutatissimo - è un film fantascientifico che vorrebbe porsi come nuova avanguardia futuristica e invece è irrimediabilmente e incomprensibilmente vecchio. Vecchio nei contenuti ma vecchio anche nella forma il che, visti i presupposti, è ancora più grave. L'unico core business di Gemini man è quello infatti di far interagire il Will Smith di oggi con il Will Smith ventenne degli esordi e su tale snodo narrativo pare esaurirsi l'intero sforzo creativo sotteso all'opera. Embè, si dirà? Abbiamo già visto attori ringiovaniti, attori resuscitati, personaggi interamente creati al computer protagonisti di intere pellicole con esiti ben migliori rispetto a questo dove la CGI è palese ad ogni inquadratura, il giovane Will Smith fa mille smorfie insensate, si muove che sembra Black panther con evidenti limiti di realismo in quanto il giovane Will Smith, a perte essere giovane, non possiede super poteri. O si? Non si capisce, in effetti. E a noi, pubblico del terzo millennio, cosa si chiede? Di rimanere sbalorditi per 'sta roba? Sbalorditi si rimane semmai per la pochezza e l'insipienza della trama che, stracolma di voragini logiche, spregio per i più basilari concetti di verosimiglianza e continui ricorsi a consunti cliché, riesce nell'intendo di far rimpiangere Replicas con Keanu Reeves il quale impegnato a clonare l'intera famiglia morta in un incidente d'auto di nascosto nel garage di casa, almeno, faceva ridere. Gemini man invece lascia solo perplessi, nel constatare come si possano gettare dalla finestra vagonate di dollari e leggere nello stesso tempo certuni che scrivono di "incredibile film sperimentale a budget gigantesco". In filigrana, ma proprio in filigrana, si può intravedere il tema del ruolo dell'attore nell'era del digitale, il senso del corpo nell'era della smaterializzazione, la riflessione del cinema sul tempo e sulla storia, sulla storia in generale e sulla storia del cinema, tematiche dal fascino vertiginoso però asservite ad un film nel quale la riflessione pare non essere stata inserita nell'ordine del giorno. Chiude il deprimente quadretto Clive Owen invecchiato male e pettinato come un rimbambito. (La recensione del film "Gemini Man" è di Mirko Nottoli)
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