La recensione del film Gangster Story di Arghur Penn

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Trama

GANSTER STORY di Arthur Penn

Gangster Story Recensione
America, anni Trenta, durante la Grande Depressione Clyde (Beatty), un piccolo rapinatore, conosce Bonnie (Dunaway) una cameriera insoddisfatta della vita. A loro si uniscono il fratello di Clyde, Buck (Hackman), sua moglie ed un ragazzetto ritardato mentale (Pollard), appena uscito dal riformatorio. Iniziano una comunanza di vita e di malavita. Con la complicità della popolazione rapinano banche qualche volta uccidono sfruttando le difficoltà organizzative delle polizie dei vari Stati. Braccati e traditi dal padre del ragazzo, verranno accerchiati dalle forze dell'ordine e barbaramente uccisi in un'orgia di sangue.
Idea Centrale
Le leggendarie imprese di una coppia di fuorilegge che si ribellano alla vita normale per identificarsi in un anarcoide girandola di situazioni.
Analisi
II regista trasforma il film in una specie di incubo ad occhi aperti, la cui forza evocativa è data dall'impiego di colori carichi di luce e da uno stile che predilige il montaggio particolarmente mosso e spezzettato. Raccontando, il passato (il profondo Sud degli anni Trenta) il regista è preoccupato di parlare del presente, soprattutto della tragedia del Vietnam, usando le scene di violenza per mostrare tutto l'orrore del sangue, del dolore e della morte. L'andamento è quello di una ballata popolare, con i fuorilegge mitizzati dalla stampa e delegati a rappresentare le frustrazioni della massa.
Note e curiosità
La sceneggiatura era stata pensata per un regista europeo (Godard o Truffaut) ma Warren Beatty ne comprò i diritti, producendo e interpretando il film. (Da "201 film capolavoro secondo la critica" di Gaetano Sandri)


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