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Fury recensione] - Quando ci sediamo davanti ad un film che sappiamo avere la guerra come protagonista pensiamo sempre di sapere a cosa stiamo andando incontro. In questo film invece c'è qualcosa di più, ci siamo noi come protagonisti. Come è riuscito Ayer in tutto ciò? Creando il personaggio di Norman Ellison (Logan Lerman) un tranquillo stenografo buttato da un giorno all'altro in un carrarmato con un mitra sotto il braccio e un comandante (Brad Pitt) con un unico e solo obiettivo: uccidere i nazisti. Norman è ognuno di noi, un'anima che della guerra ha solo sentito parlare da lontano ma che non sa assolutamente cosa voglia dire per davvero. Ed ecco che entriamo anche noi dentro il carrarmato, finemente ricostruito all'interno dagli scenografi di Ayer. Siamo spaventati con lui e per lui, per le brutalità di quello che vediamo, per la durezza di quelli che sono gli uomini in guerra. Tutto viene visto attraverso questo abilissimo scontro tra ingenuità e brutalità, tra purezza e omicidio. Vediamo il volto e lo sguardo di Norman cambiare passo dopo passo, insieme alla consapevolezza che deve soffocare la sofferenza per quello che vede e cercare di vendicare tutto quello che i nazisti stanno sterminando e lasciandosi alle spalle. Così anche lui diventa a pieno un soldato degno del suo comandante, in arte Wardaddy, un Brad Pitt al massimo della forma, forse alle prese con una delle sue migliori interpretazioni. Non è la prima volta che lo vediamo a capo di una spedizione antinazista (vedi Bastardi senza Gloria di Tarantino ndR) ma questa volta negli occhi ha qualcosa di più, qualcosa che gli ha lasciato dentro solo rabbia, una rabbia che gli ribolle dentro e che lascia libero solo qualche spiraglio che vediamo uscir fuori in qualche scena. La psicologia di tutti e cinque i personaggi è perfettamente costruita e abilmente studiata da tutti loro. Anche Shia LaBeouf che veste i panni di un cattolico credente che non si fa nessun problema nello sparare cannoni sulle linee nemiche potrebbe essere considerato l'emblema di questo contrasto perenne che attraversa la sceneggiatura del film: uomini spietati davanti ad un SS che poi dimostrano umanità di fronte a delle giovani donne spaventate o ad un collega scoraggiato verso il futuro. Tra i fattori che poi più colpiscono c'è poi l'epica colonna sonora sempre pronta a trascinarci nell'atmosfera, a farci sentire la pensantezza e la profondità di quello che succede intorno a noi. Un film sempre pronto a sorprendere, con un ritmo costante e incalzante che non permette mai di distogliere gli occhi dallo schermo, che ci lascia andar via pensierosi, con un peso addosso su cui a volte ci dimentichiamo di riflettere.
(La recensione del film "
Fury" è di
Rachele Di Paolo)
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