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Friend Request recensione] - Il successo dei film horror deriva soprattutto dalla loro capacità di giocare col mondo che ci circonda alla ricerca di quelle nostre paure più recondite che lo abitano: tra i tanti, spettri, mostri, assassini. In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e da internet, non sorprende allora che molte nostre fobie risiedano oramai lì, in quel mondo fatto di bit e algoritmi cibernetici. Lo spunto narrativo che ha dato origine al film Friend Request pone le proprie basi proprio su questo concetto, non a caso la prima scena che dà il via all'intreccio è proprio quella ambientata in un'aula scolastica dove una ragazza, alla notizia del suicidio di una sua compagna di corso (Marina), pone una precisa domanda al professore: «è vero che ha registrato tutto con la webcam?». È dunque l'assuefazione d'immagini mediatiche e il gusto per il macabro l'escamotage diegetico che rende possibile lo sviluppo delle azioni del film.
Friend Request (ovvero "richiesta d'amicizia" in italiano) ammicca in maniera abbastanza grottesca alla paura del 21. esimo secolo, ossia quella di ritrovare nascosta dietro uno dei nostri innumerevoli amici di Facebook, quella persona capace di dare il via a una spirale di morte e distruzione, facendo sì che tutto ciò che abbiamo di più caro venga perso per sempre. A dare corpo a tale paura è il personaggio di Laura (Alycia Debnam-Carey), studentessa popolare e piena di amici, sia nella vita reale che in quella virtuale, che un giorno, accettando la richiesta d'amicizia su Facebook di Marina (Liesl Ahlers) firma la sua condanna a morte e solitudine.
Il problema di fondo di Friend Request è che un concetto assai interessante e che poteva benissimo dar vita a un buon progetto se sfruttato a dovere, non è stato invece sviluppato a sufficienza, dando origine a una pellicola debole e vacillante. Al di là dei colori e modi di ripresa rassomiglianti a dei video amatoriali fatti con l'iPhone, piuttosto che con macchine professionali, così come l'inserimento a mo' di pause narrative di grafiche alla Tim Burton realizzate da Marina che all'inizio incutono effettivamente un senso di disagio nello spettatore, ma che a lungo andare stufano e irritano perché rallentano e distraggono troppo lo scorrere dell'intreccio, Friend Request non convince semplicemente perché non fa paura. Viene meno lo scopo primario di un film horror: provocare angoscia e terrore nello spettatore. Il film vive su un susseguirsi di cliché narrativi visti e rivisti, senza apportare alcunché di nuovo al genere: abbiamo la bella della scuola e piena di amici, che cade nella trappola della sua nemesi, ovvero la strana appena arrivata, dall'identità sconosciuta e senza alcun amico; seguono una serie di azioni del tutto incomprensibili
(si prenda il postare su Facebook da parte di Laura le foto del suo compleanno a cui Marina non era stata invitata, nonostante sappia benissimo che quest'ultima non solo le può vedere sulla sua bacheca, ma che ciò potrebbe essere la causa scatenante della sua ira funesta), scene di omicidi e di autolesionismo che prendono vita sullo schermo senza una ragione apparente e una soluzione finale prevedibile e assolutamente insoddisfacente.
Come detto poc'anzi, l'intuizione iniziale degli sceneggiatori risulta apparentemente ottima e intrigante perché del tutto attuale: l'assassino della porta accanto diviene nell'era di internet, l'assassino dello schermo a fianco. Il regista invece non è stato capace di tradurre visivamente la nostra paura cibernetica; non ci ha ingabbiato nella profondità delle nostre fobie e nelle nostre psicosi, cadendo nell'errore di lasciare che la nostra attenzione vagasse libera e non si concentrasse sulla storia, ma piuttosto su dettagli insignificanti che ci allontanano dai meandri d'identificazione spettatoriale generando ilarità.
Bisogna ben sottolineare che la sola ostentazione di sangue e cadaveri non fa un film horror. Essenziale la presenza di quella componente psicologica che qui manca del tutto. Friend Request come film horror non attira il proprio spettatore a sé, non lo rende prigioniero dei suoi incubi e dei suoi pensieri più oscuri. Quel che rimane alla fine di questa visione è solo un mancato e goffo tentativo di far paura, lasciando nel proprio spettatore un senso di ridicolo e ilarità non proprio consono a un film di terrore.
(La recensione del film "
Friend Request" è di
Elisa Torsiello)
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