La recensione del film Free State of Jones

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FREE STATE OF JONES - RECENSIONE

Free State of Jones recensione
Recensione

di Giulia Mazza
[Free State of Jones recensione] - Un film costruito a tavolino per andare agli Oscar e sbancare: sembra questo "Free State of Jones", sceneggiatura originale e regia di Gary Ross ("Hunger Games", "Seabiscuit", "Pleasantville"), che racconta la Guerra civile americana attraverso la storia vera di Newton Knight. È il 1863 e Newt è contadino del Sud fra le fila dei confederati come barelliere: la morte del nipote e le condizioni critiche in cui versa la sua comunità lo porterà a ribellarsi all'esercito dei confederati, animando una rivolta in cui coinvolgerà anime di ogni tipo – disertori, contadini bianchi poveri e schiavi neri – e finirà con lo sposare una ex schiava di colore, Rachel, dando vita alla prima comunità mista del dopoguerra. Il regista e sceneggiatore ha raccontato di essere stato sul progetto dieci anni. Un periodo lungo fatto di studi e ricerche su Knight e la sua vicenda, interessante perché – effettivamente – permette di osservare i fatti di quel periodo da un punto di vista diverso, ovvero di quella parte di Sud degli States non necessariamente a favore della secessione e contro l'integrazione razziale. Il problema, tuttavia, è che questo film sembra essere arrivato troppo presto: tanta carne al fuoco e poca visione d'insieme. Ross vuole raccontare tutto: la storia di Knight e il perché della rivolta, certo, così come i dissidi interni a chi ne fa parte, ma pure la sua vicenda personale, il primo matrimonio con la bianca Serena e la storia d'amore con Rachel, schiava di colore con cui condividerà sogni e vita. Come se tutto questo non bastasse, degli improvvisi flash-forward ci catapultano nel 1948 nello Stato del Mississippi, dove Davis Knight (pronipote del protagonista e nero "per un ottavo") è a processo per aver sposato una donna bianca. L'unica cosa davvero solida è il cast – su tutti, Matthew McConaughey nei panni di Newt Knight, e Mahershala Ali in quelli dello schiavo fuggitivo Moses Washington – che da solo, tuttavia, non può reggere il peso di un film male strutturato. Non c'è bilanciamento nel racconto delle vicende, al punto che – giunti a metà film – si è assaliti dalla sensazione che il film non finirà mai. Per non parlare, poi, dell'alternanza fra i due periodi storici, del tutto squilibrata sia in termini di potenza narrativa, che di significato complessivo. Un'occasione persa. (La recensione del film "Free State of Jones" è di Giulia Mazza)
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