Freaks di Tod Browning

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IERI OGGI E...

FREAKS di Tod Browning

Freaks Recensione

di Chiara Roggino
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
"Freaks" di Tod Browning perdura tra le eccentricità ( e morbosità) più stravaganti mai stampate su celluloide. Un film che mette alla prova un'iniziale repulsione per sfidare le nostre empatie umane di base. Distribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer nel 1932, prima dell'applicazione del codice Hays, il film nasce come sordido melodramma ambientato tra i baracconi circensi. I protagonisti ( fu questo, soprattutto, a suscitare scalpore) sono interpretati da autentici "mostri" del tempo: la coppia di nani, le gemelle siamesi, il "tronco umano", la donna barbuta... Un imbonitore potrebbe annunciare che nessun trucco è stato utilizzato per creare queste affascinanti deformità. Pubblico e critica evitarono un film che metteva in bella mostra le anomalie della natura. Non a caso"Freaks" fu bandito per decenni dopo il suo esordio. Browning, ex artista circense, tentò di superare gli orrori del suo "Dracula", un classico che esordì nelle sale l'anno precedente, cercando di umanizzare la sua galleria di creature mostruose. "Freaks" è un film che esplora i nostri incubi più oscuri per colmarci d'onta e terrore misto a sgomento. Per molti spettatori l'incubo fu troppo reale per rientrare nella categoria di "evasione dalla realtà". Considerato l'"Edgar Allan Poe del cinema", Browning esplorò il macabro attraverso racconti in cui grottesche fisicità si fanno specchio di uno sfuggente disordine interiore. Secondo il critico e storico Stuart Rosenthal, che scrisse il primo saggio scientifico sul lavoro del regista nel 1975, l'attrazione di Browning verso determinate tematiche raggiunse presto una certa compulsività. I temi trattati sono evidenti sullo schermo e attuati così spesso da sembrare intercambiabili. Tuttavia, in "Freaks", la formula di base viene capovolta. Il film è infatti popolato da attrazioni da baraccone. Il contrasto è messo in scena da una bella donna "normale" la cui vanità omicida riflette la sua deformità interiore. I freaks del film mettono in atto la loro violenta punizione, tuttavia non sono individui malvagi o perversi ma "creature di Dio" oneste e fiduciose che vivono sotto l'egida autoprotettiva di un codice rigoroso. Browning parlò raramente di sé assecondando un punto di vista critico-biografico. Raramente descrisse il suo lavoro di regista. Tuttavia per tutta la vita lavorò quale artista da circo. La carriera di intrattenitore di Browning iniziò nel vaudeville, dove apprese il mestiere dell'illusionismo da celebri prestigiatori quali Alexander "Herrmann il Grande", che insegnò a Browning tutti i trucchi che avrebbe successivamente utilizzato nei suoi film. Per anni Browning esercitò la posizione di direttore Universal Studios. Qui incontrò i suoi collaboratori di lunga data tra cui l'attore Lon Chaney ("L'uomo dai mille volti") e Irving Thalberg. Browning girò dieci film, Chaney protagonista, tra cui "The unholy three" (1925). Il suo più grande successo giunse nel 1931 con Dracula: iconico adattamento del romanzo di Bram Stoker, protagonista la star Bela Lugosi. Dopo il successo/Dracula la MGM offrì a Browning un adattamento da Maurice Leblanc: una pellicola su Arsenio Lupin che il cineasta rifiutò al fine di sviluppare il progetto per una nuova storia in celluloide. Un baraccone da circo sarebbe stato la location ideale dove ambientare gli eventi. "Freaks" ha inizio con il più classico degli enigmi: "Cosa c'è nella scatola?" La mostruosità è occultata alla vista. Tutto quel che sappiamo è che "Lei, una volta, era una bellissima donna" mentre all'oggi può suscitare solo grida e rantoli di orrore. Browning lancia un interrogativo fisso alla psiche dello spettatore, il quale avrà un'ora per riflettere prima di essere autorizzato a sbirciare all'interno della "gabbia". Un'ora in cui ogni sorta di stranezze e deformità umane sfileranno sul grande schermo. La storia del "mostro" inizia quando lei "una volta era nota come il pavone del trapezio". I numeri da circo, freaks o normali, saranno esclusi dall'azione, rimanendo fuori dal ring per tutta la durata della pellicola. Così come si addice ad un quadro MGM, costumi e paillettes abbondano, anche se Browning li mescola abbinandoli a tute e sporche t-shirts. All'istante siamo direttamente immersi in intrighi sessuali: Cleopatra (Olga Baclanova) la trapezista seduce il nano Hans (Harry Earles) con grande dispiacere di Frieda (Daisy Earles), la sua minuscola fidanzata. Il Codice Hays stava per entrare in vigore, ed è difficile stabilire quel che avrebbe sbalordito maggiormente il pubblico: l'intimità di un nano verso una donna di dimensioni normali o il puro libertinaggio con cui Cleopatra fa cascare a terra il suo mantello per un Hans adorante a raccoglierlo. "Quando ho la possibilità, mi piace portarli alla luce del sole." Senza riprendere fiato, Browning introduce la sua galleria di freaks. Incontriamo la signora Tetrallini e il suo clan di Pinheads (in realtà microcefali), ad un picnic. Insieme a loro il nano Angelo, e Johnny (interpretato da Johnny Eck). Un contadino cerca di farli sfrattatare dal proprietario terriero del luogo("Ci deve essere una legge in Francia per soffocare questi esseri al momento della nascita"), ma quando madame Tetrallini implora il permesso di soggiorno per i suoi "figli" ( quasi una trasfigurazione di Biancaneve con i piccoli nani a strattonarle la gonna), il burbero signore del maniero cede. Nella prima metà del film, i Freaks sono rappresentati come infantili, innocui, più spaventati dagli sconosciuti di quanto gli stranieri lo siano di loro. Passano dieci minuti buoni su sessantadue di esecuzione totale prima che siano introdotti i caratteri normali simpatici: Venere e Phroso il clown (Wallace Ford). Venere è stata la donna di Hercules (Henry Victor), l'uomo forzuto. La incontriamo per la prima volta mentre raccoglie le sue cose dalla roulotte in comune e ascoltiamo gli insulti del troglodita mentre lei si allontana. Phroso è subito in allerta, offrendole immediatamente i suoi servigi, ma Venere resta sulle sue, sfogando la sua rabbia sul malcapitato. Uno scenario familiare da melodramma leggero per consentire al pubblico di tirare il fiato. Persone normali, che hanno conversazioni regolari. Mentre Venere sta cominciando a scaldare il cuore di Phroso ("Sei una brava ragazza"), lui le ricorda di non giudicare mai dalle apparenze. Tregua finita. Incontriamo Daisy e Violet, interpretate dalle sorelle Hilton, aristocratiche nel mondo Freakshow. Gemelle siamesi (fuse al bacino, circolazione del sangue in comune ma senza grossi organi) nate da una relazione extraconiugale con un barista sconosciuto. Si presume siano state vendute direttamente al proprietario di un circo. Browning le presenta come civettuole e schive: due donne che riescono a condurre corteggiamenti separati con due individui molto diversi. I freaks hanno rapporti normali in questo mondo: la donna barbuta partorisce, e suo marito, lo scheletro vivente, fuma il suo bravo sigaro come qualsiasi altro papà orgoglioso. L'unica nota stonata nel bel mezzo di tutta questa armonia è Cleopatra. La femme fatale seduce il neo-single Hercules nella sua roulotte con una parlantina degna di Mae West: "Hai voglia di mangiare qualcosa?", "Sempre", risponde Ercole. L'orrore appare molto lontano via via che la narrazione si snoda attraverso una serie di vignette che mostrano il quotidiano dei freaks: mangiare, bere, fare il bucato. Banali atti quotidiani diventano notevoli "solo" per mancanza di braccia, o di gambe, o di entrambi. Browning dipinge i suoi deformi nella loro normalità. Frances O'Conner, una bionda senza braccia, sorseggia il tè con i piedi. Il pubblico è bombardato da queste mostruosità, ma nessuna presenta minacce di sorta. L'unica intimidazione deriva da Cleopatra che trama con Hercules ai danni del povero Hans. Mentre Venere e Phroso si dimostrano gentili e cortesi verso gli altri, l'uomo forzuto e Cleopatra tramano contro Hans. La gentile e amorevole Frieda può limitarsi a guardare quanto il suo amato si sdilinquisca ogni giorno di più per la trapezista. Infine il "nanetto" chiederà la mano di Cleopatra. Browning introduce la seconda metà del film con un cartello intitolato: "La festa di nozze". Tutto ciò segna una variazione assoluta su ritmo, tono e umore. E' tempo di baldoria dopo il matrimonio. Koo Koo la Ragazza Uccello agita i fianchi sul tavolo: è burlesque grezzo per un pubblico adulto mentre il boato di approvazione dei freaks riecheggia ubriaco. Unici a non notare il cambiamento d'umore nella pista del circo allestita a sala del banchetto sono Hercules e Cleopatra che si baciano appassionatamente, per poi deridere il risentimento latente del nuovo sposo. Cleopatra fischia contro Hans, chiamandolo "il mio piccolo mostro dagli occhi verdi." Tuttavia, i freaks sono disposti a trascurare anche questa offesa e ricoprono Cleopatra dell'onore finale – "L'accettiamo, l'accettiamo...E' una di noi, è una di noi... " Angelo fa passare una grande coppa intorno al tavolo, da astante a astante, ma quando è il turno della sposa, Cleopatra, inorridita di fronte alla prospettiva di saliva condivisa, urla "Fate schifo! Mostri viscidi!" lanciando il calice in faccia a Angelo. Altrettanto inorriditi, i freaks, tra cui una Frieda in lacrime, possono solo guardare come Cleopatra traina il suo nuovo maritino sulle spalle procedendo al galoppo su e giù tra laidi schiamazzi. Da qui in poi Browning procede senza guanti. Non più innocenti e infantili, i freaks sbirciano dalle finestre e da sotto roulotte, mantenendo una costante vigilanza su Hans, che Cleopatra sta tentando di avvelenare. Non vediamo mai i freaks alle prese con un complotto, ma dal momento in cui Hans sputa fuori la sua "medicina", un piano coerente entra in gioco. Gli eventi si stanno dirigendo verso una conclusione inesorabile, ai freaks non sarà negata la soddisfazione una volta che decideranno di raggiungerla. Chi escogitò il piano? Chi è il capo dei mostri "? Non importa. "Offendetene uno e si offenderanno tutti." Il destino di Cleopatra è segnato. A pellicola completata, gli studios non festeggiarono il risultato , tentando tre finali alternativi per il pubblico di anteprima. A San Diego, nel gennaio 1932, la platea era inorridita, piuttosto che spaventata. Il film fu bocciato da pubblico e critica per essere tranquillamente ritirato dalle sale cinematografiche. Browning girò ancora un paio di film (tra cui l'eccellente "Devil doll" nel 1935), ma la reputazione/"Freaks" unita al suo alcolismo, l'avevano condotto ai titoli di coda. Il film fu interpretato in diversi modi: come un commento sul sistema degli studios che si prendono cura dei divi come performers da baraccone attualizzando unbieco sfruttamento, come una favola struggente, come un triste racconto morale. Tante se ne possono dire ma sono i fatti a restare. Freaks è uno di quei pochi film che, una volta visto, non si scorda mai. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.


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