La recensione del film Forever Young

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FOREVER YOUNG - RECENSIONE

Forever Young recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Forever Young recensione] - Film corale, com'è nelle corde di Fausto Brizzi - perchè è più facile espandersi in orizzontale che in verticale – in Forever young troviamo Lillo che fa il deejay, si sveglia col juke box, si veste come un cretino, usa termini in inglese a casaccio e dice "noi ggiovani" con convinzione. Troviamo Fabrizio Bentivoglio che sta con la bella figa ventenne, fa le 4 in discoteca e quando arriva a casa stanco morto e lei pretende di scopare, spera di fuggire portando fuori il cane a pisciare. Troviamo Luisa Ranieri in versione milf che consiglia a Sabrina Ferilli di farsi anche lei un "toy boy" (ma come parla, direbbe in maniera sacrosanta, Nanni Moretti e giù ceffoni) ma che poi si incazza quando scopre che il toy boy è suo figlio. Infine c'è Teo Teocoli che per rimanere giovane si ammazza di attività fisica poi però vede un nonno col nipotino e forse un po' ci ripensa. In Forever Young si passa dall'idiozia delle premesse, all'insegna di un patetico quanto finto giovanilismo ad oltranza, al versante opposto, ovvero all'idiozia delle conclusioni, riassumibile in un generico effetto nostalgia alla "si stava meglio quando si stava peggio": il vinile meglio dell'mp3, le tagliatelle meglio del sushi e via di luoghi comuni. Brizzi vuole farci credere, e certa critica con lui, di essere un autore in quanto prende spunto dall'attualità solo perchè tratta genericamente di presunti vizi del vivere contemporaneo, banali e stereotipati, come può esserlo la cosiddetta sindrome di peter pan, che egli non fa altro che banalizzare e stereotipare ancora di più, e di realizzare commedie (all'italiana?) che siano "specchio della società" solo perchè citano facebook o youtube, secondo la stessa logica per cui certuni esaltano le farse dozzinali di Checco Zalone perchè parlano di precariato e razzismo, quando invece è evidente che in questi prodotti non c'è alcun tipo di riflessione sulla società attuale, ma solo un superficiale seguire la corrente, facendo scontata ironia su mode e tormentoni già belli e pronti. In quest'ottica si inscrive l'ostentazione del vintage anni '80, esibito con un compiacimento indecifrabile, come se l'aver giocato col cubo di rubik dovesse nascondere chissà quali virtù, accompagnata da un'estetica nerd che dall'essere roba da sfigati pugnettari è diventata improvvisamente cool senza motivo. L'insulsaggine delle risoluzioni delle diverse tracce narrative, da cui si salvano i camei di Nino Frassica e Riccardo Rossi, rendono bene l'idea dello stato in cui versa la commedia italiana oggi. Ed è l'unica riflessione sull'attualità a cui un film come Forever young può dare adito. (La recensione del film "Forever Young" è di Mirko Nottoli)
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