di T. Di Pierro
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February recensione] - Si può avere nostalgia del diavolo? È un quesito che February - L'innocenza del male - film di genere horror noto anche con il titolo di The Blackcoat's Daughter -, ritiene possibile. Partiamo con ordine. Joan, Katherine e Rose sono tre adolescenti apparentemente diverse tra loro, tre vite di età differente per tre ritratti offertici in maniera sconnessa, quasi indistinta, ma legati insieme dal filo rosso del destino. Con l'arrivo delle vacanze di Natale nel collegio cattolico di Bramford, Katherine e Rose si ritrovano da sole, senza alcun genitore che sia venuto a prenderle e i corridoi dell'istituto che fino a poco fa erano apparsi così quieti e rassicuranti diventano improvvisamente scenario di un presagio nefasto, pronto a tradursi in un evento lugubre e oscuro, satanico. Joan intanto, una misteriosa ragazza fuggita da un reparto psichiatrico, intraprende un viaggio di sola andata proprio verso Bramford, accompagnata da una coppia ignara di chi stia trasportando... L'esordio alla regia di Oz Perkins, figlio dell'attore Anthony Perkins ( il celebre Norman Bates del film Psycho) rende l'idea fin da subito che un sceneggiatura semplice, ridotta all'essenziale e con pochi elementi, basta per generare un film dalle atmosfere macabre e glaciali. Tingendosi del bianco dell'inverno, a dimostrazione che spesso l'horror non è tutto atmosfere nere e tonalità oscure, il film produce un clima di angoscia inusuale: la neve, elemento candido che suscita in chi la guarda cadere piacevoli ricordi, è ora tetro sfondo di eventi demoniaci e morti crudeli. Il teatro delle sensazioni, dell'indistinto, di ciò che si coglie ma non si vuole affrontare è il perfetto contesto in cui il diavolo agisce, pronto ad approfittare della debolezza delle nostri menti. Ma non c'è solo questo. I crimini commessi in questo film, i sacrifici fatti, non sono solo l'esecuzione di semplici comandamenti, ma atti d'amore perversi compiuti in nome di un cappotto nero (da qui il secondo titolo del film) di cui non ci si vuole liberare, per proteggersi dal freddo pungente di un mondo oscuro. February, febbraio, il mese che per i Romani era il mese della purificazione, è il titolo giusto per una storia di depurazione dal male che è dentro ognuno di noi, un male non necessario, che fa di questa storia horror, narrata con apparente leggerezza, un esperimento originale e mai banale, dove l'orrore non risiede tanto nella concretezza delle azioni, ma nell'apparenza di esse, nel riflesso enigmatico di una figura in un vetro, nel sorriso appena abbozzato di un'anima omicida, nelle cupe strade deserte di un'America notturna, dove sogno e realtà, ricordi ed eventi prossimi si fondono a formare un unico anfratto di tempo. Finché ciò che rimane è un pianto nella neve morbida, una memoria sbiadita della ferocia effettuata e mai rimpianta a dimostrazione del fatto che come diceva Francis Scott Fitzgerald: "A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere".
(La recensione del film "
February" è di
Tommaso Di Pierro)
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