di G. Esposito
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Father and Son recensione] - "Father and Son" è l'ultimo lavoro del regista nipponico Kore-eda Hirokazu, il quale mette sul grande schermo una storia familiare intima e delicata.
Ryota (Fukuyama Masaharu) è un giovane architetto di gran successo a cui non manca nulla: ottima posizione lavorativa, una moglie ed un figlio che lo amano ed ammirano. La routine quotidiana è dura, il lavoro non gli lascia certo molto tempo per sé, ma Ryota ha fatto del duro lavoro e dei sacrifici una filosofia di vita: sei vuoi essere qualcuno devi lottare con tutte le tue forze, disposto a sacrificare tutto, anche il tempo da dedicare alla famiglia, magari. Ma, anche se si è uomini di successo e tutto sembra essere sotto il totale controllo, bisogna sempre fare i conti con qualcosa di più grande di noi. Ryota e la moglie Midori (Ono Machiko) lo vivono sulla loro pelle quando, come un fulmine a ciel sereno, gli arriva una telefonata dall'ospedale in cui è nato Keita, il loro figliolo: uno scambio di neonati, un'infermiera che decide di confessare tutto dopo sei anni ed ecco che tutte le certezze svaniscono.
Hirokazu ci propone una storia drammatica, mostrandoci personaggi e reazioni completamente diversi tra loro. Due famiglie che non si sarebbero mai nemmeno guardate negli occhi, sono costrette a relazionarsi e a "condividere" i loro figli. Lo sguardo del regista riesce a farci confrontare con i protagonisti della storia, ma il personaggio che meglio viene perscrutato nell'intimo dalla macchina da presa è senza dubbio Ryota.
"Father and son", Premio della Giuria al Festival di Cannes, anche se a tratti risulta essere forse un po' prolisso e "lento", per usare un termine poco elegante, riesce comunque a far confluire in esso le caratteristiche necessarie per un buon film, dalla sceneggiatura al cast. Non è la prima volta che il regista affronta il tema della paternità e, come dichiarato da lui stesso, non sarà facile uscirne: «Probabilmente continuerò a parlare di paternità nei miei prossimi film, finché non ne sarò venuto a capo. »
(La recensione del film "
Father and Son" è di
Giulia Esposito)
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