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Fast and Furious 7 recensione] - Forse sarebbe il caso di dire basta. A meno di una brusca sterzata che ne riveda i parametri. Il primo Fast and Furious era un piccolo film per truzzi su dei truzzi che facevano corse clandestine in macchina. L'ultimo Fast and Furious è un blockbuster per truzzi su dei truzzi impegnati in intrighi di spionaggio internazionale in cui le corse in macchina sono infilate dentro con la vasellina, secondo un trend cominciato col capitolo n. 4 e da lì lievitato in maniera esponenziale. Se dapprincipio la saga si è giovata del cambio di rotta oggi siamo al punto di non ritorno. E pensare che il finale del 6, con Statham che usciva dall'auto, ci aveva lasciato una gran acquolina in bocca. Invece la trama di F&F7 è quanto di più stupido si possa pensare: c'è Statham che vuole vendicare il fratello quindi si mette sulle orme di Toretto. Statham come sempre è "un fantasma", quindi imprendibile. Per cui spunta un vecchio Kurt Russel a capo di una fantomatica divisione governativa che chiede a Toretto di recuperare un hacker che ha inventato un micidiale dispositivo chiamato "l'occhio di dio" in grado di trovare chiunque sul pianeta nel giro di un paio ore. Potrebbero farlo anche i suoi uomini, dice Russel, ma per motivi che non ti sto a spiegare, non possono, quindi vai tu con la tua squadra. Applicazione da manuale del concetto di McGuffin teorizzato da Hitchcock. E Toretto cosa ottiene in cambio? Di usare l'occhio di Dio per trovare Statham (ma non era Statham che cercava Toretto?). Insomma c'è una storia che poi il film accantona per intraprendere una serie di peripezie in giro per il mondo con l'unico intento di spararle le più grosse possibili, con Statham che spunta dovunque di continuo, anche nella tazza del water di Toretto (e senza bisogno dell'occhio di dio). Alla fine l'occhio di dio, che chissà perchè era installato in una supercar di un emiro parcheggiata nel salotto di un superattico al trecentesimo piano di una grattacielo di Abu Dhabi, cade nelle mani sbagliate di Djimon Honsou il quale tenta di uccidere i nostri che, rifugiatisi a Los Angeles, gli scappano ricorrendo alla famosa fuga a "zig zag": quando lui spara nel zig loro vanno nel zag, e viceversa. Alla regia James Wan sostituisce Justin Lin cercando di alzare un asticella già oltre i limiti di guardia. Il punto è che se l'assenza di verosimiglianza deve diventare la norma allora non c'è più niente in cui credere, niente a cui appassionarsi, niente per cui fremere o gioire. Se tutto è possibile allora non c'è drammaturgia, non esiste tensione o suspance, assistiamo ad un auto che salta da un grattacielo ad un altro con la stessa aria annoiata con cui potremmo vedere The Rock che abbatte un palazzo a testate o Toretto che ferma un missile con un rutto. E qui veniamo all'altro problema non governabile di F&F7 ovvero il numero dei personaggi e il loro utilizzo: di Paul Walker non sapevano che farsene già da tempo (problema che purtroppo adesso non si porrà più), The Rock se lo dimenticano in ospedale e lo risvegliano solo nell'ultima mezz'ora, Toretto ha sostituito sotto la canotta il grasso ai muscoli e ha l'aria bolsa di chi ha mangiato troppo; tra le new entry Kurt Russel ammicca, parla della birra belga e fa un incomprensibile occhiolino prima di cadere ferito, Djimon Honsou è solo nero e Statham, su cui nutrivamo grandi speranze, non fa che giocare con Toretto a chi ce l'ha più lungo. Ci sono anche Tony Jaa e Ronda Rousey manco fossimo nei Mercenari. Per timore di rivelare chi è più forte di chi, nessuno vince mai, nessuno muore mai (solo Han che moriva in Tokyo Drift per cui già si sapeva), sono sempre tutti lì a reclamare il medesimo spazio e il medesimo peso. A proposito: l'avevate capito che Tokyo Drift si situa tra il penultimo capitolo e questo? Unica nota positiva, il finale interamente dedicato alla memoria di Paul Walker, omaggio commovente sentito e dovuto che dice senza dire tra le pieghe del racconto. In fondo la drammaturgia obbedisce a regole semplici.
(La recensione del film "
Fast and Furious 7" è di
Mirko Nottoli)
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