La recensione di The Fast and Furious 6

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FAST AND FURIOUS 6 - RECENSIONE

Fast and Furious 6 recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Fast and Furious 6 recensione] - Tamarri di tutto il mondo chiamati a raccolta. Nuovo giro e nuovo regalo sull'ottovolante di Fast and Furious n. 6. Singolare il destino di questa saga che, partita col botto, sembrava destinata ad un rapido oblio a causa di sequel più o meno riusciti e autorizzati e poi, con un imprevisto colpo di reni, ha riannodato i fili e ripreso quota diventando uno dei brand più solidi degli ultimi anni. Che piaccia o no Dominic Toretto è ormai un personaggio entrato nell'immaginario cinematografico collettivo e Luke Hobbes è sulla buona strada per diventarlo perché, bisogna ammettere che, come il vino, Fast and Furious più invecchia più diventa buono. Merito di un disegno che mira dritto al processo di fidelizzazione col pubblico, non rinnegando mai nulla del passato anzi cercando di integrare e innestare vecchi e nuovi arrivi all'interno di quell' idea di grande "famiglia" tanto cara a Toretto. Il risultato è che i vecchi acquistano ad ogni giro aure sempre più mitologiche ("correre o morire") mentre i nuovi entrano subito in empatia con l'audience. L'unico che contravviene a questa regola è Paul Walker, partito come protagonista e sospinto sempre più ai margini ad ogni successiva avventura (potrebbe essere una metafora della sua carriera d'attore). Strano anche il destino di Justin Lin che diresse il capitolo "spurio" di Tokyo Drift e da allora è sempre e saldamente seduto in cabina di comando. Quando si dice trasformare i vizi in virtù. La sostanza non muta: macchine, testacoda, cromature, bicipiti, cannoni, scazzottate. Rimane un'eterna e reiterata sfida tutta al maschile a chi ce l'ha più lungo. E se non sono uomini sono comunque donne che giocano a fare gli uomini, come la Gina Carano campionessa di MMA e Michelle Rodriguez che avrà pure perso la memoria ma non ha dimenticato il ghigno spaccone. Non sappiamo chi sia il vincitore, sappiamo però che la gara di bicipiti se l'aggiudica The Rock la cui muscolatura lievita proporzionalmente allo stringersi della magliettina che non è più aderente ma gliela stampano direttamente sul corpo. In seconda posizione ma staccato di diverse lunghezze Toretto che nonostante la canotta bianca d'ordinanza deve aver capito che non può nulla e allora si lascia andare a qualche abbondante piatto di pasta al sugo. Può ancora competere però per la miglior pelata (ma occhio al prossimo F&F…). Le incongruenze sono quelle di una sceneggiatura votata al mostrare quanto i fan si aspettano venga loro mostrato, senza neppur prendere in considerazione un leggero cambio di rotta. Per cui corse clandestine a Piccadilly Circus create a computer, incidenti mortali da cui si esce senza il benchè minimo graffio, salvataggi in volo spiccati da un'auto in corsa come fosse una catapulta, la pista di decollo più lunga dell'universo, carri armati più veloci dell'Honda di Marc Marquez, ex fidanzate che tornano e nuove che lasciano campo libero con un inchino, bande criminali inafferrabili e onnipotenti che per truccare un auto si rivolgono al carrozzaio sotto casa che si può trovare sfogliando le pagine gialle. Anche dal punto di vista visivo, Fast and Furious 6 non riserva grandi emozioni, nonostante l'acceleratore pigiato costantemente a tavoletta Justin Lin si affida all'usato sicuro più che al prototipo in via di sperimentazione, percorrendo strade già esplorate nel n. 5 che resta – forse – il capitolo migliore. Da applausi tuttavia il colpo di scena nel dopo finale che già preannuncia F&F7. E considerato chi scende dalla macchina (diciamo solo uno che di macchine se ne intende!) ci sarà sicuramente da divertirsi. (La recensione del film "Fast and Furious 6" è di Mirko Nottoli)
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