La recensione del film Fanny e Alexander di Ingmar Bergman

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Trama

FANNY E ALEXANDER di Ingmar Bergman

Fanny e Alexander Recensione
L'azione si svolge, agli inizi del secolo, a Upsala, una cittadina svedese, dove Bergman è nato. La famiglia è quella alto borghese degli Ekdahi composta dalla nonna Melma ex attrice, dal figlio Oskar, dalla nuora Emilie (genitori dei due bambini Fanny ed Alexander) e da altri due figli, Cari e Gustav. Quando Oskar, direttore del teatro, muore, i suoi due figli sono costretti a vivere secondo le rigide imposizioni del vescovo protestante Vergérus, duro ed intollerabile, con cui la madre si è risposata. Questi diventa presto un incubo per i bambini e per Emilie, che alla fine fugge di casa abbandonandolo. Il vescovo morirà nell'incendio causato incidentalmente da una vecchia. La famiglia, passata la burrasca, ritroverà il ritmo delle sue giornate equilibrate e colme di affetti.
Idea Centrale
Bergman, il maestro dell'angoscia, ci ha consegnato un lungo romanzo intessuto d'amore per la vita e di fiducia nella perennità dell'arte (in cui cinema e teatro si compenetrano), contro l'eccessivo puritanesimo e la repressione tipici della cultura nordica.
Analisi
La vita è vista come uno "spettacolo dove tutto può accadere e tutto è possibile e verosimile". Il film alterna atmosfere sospese e incantate con vertici di orrore e dramma, ma infine ricompone tutto in una sorta di atmosfera contemplativa, di quieta dimensione liberatoria.
Note e curiosità
Prodotto originariamente per la televisione (la serie era di 5 puntate per un totale di 312') è una sorta di film-testamento girato da Bergman in Svezia dopo cinque anni di esilio volontario per problemi fiscali. (Da "201 film capolavoro secondo la critica" di Gaetano Sandri)


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