La recensione del film Falling

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FALLING - RECENSIONE

Falling recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Falling recensione] - Viggo Mortensen debutta alla regia con una storia da lui stesso scritta, esattamente dopo il funerale di sua madre. Non si tratta di un racconto autobiografico, ma in "Falling" Mortensen mette a nudo i rapporti famigliari con un padre autoritario e dispotico e una madre che subisce, un rapporto malsano per la salute di tutta la famiglia. Nella circostanza della morte della madre, nel sequenziale racconto di Mortensen è proprio la figura paterna che prende il sopravvento. Willis (Lance Henriksen) padre di John (Viggo Mortensen) accusa i primi sintomi di demenza senile. I suoi figli, John e Sarah (Laura Linney), lo esortano a trasferirsi in California, dove loro vivono, ed abbandonare la fattoria dove gli stessi figli sono cresciuti. John è un ex ufficiale dell'aeronautica ora pilota di voli commerciali e vive a Los Angeles con il suo partner Eric e la figlia adottiva Monica. Il trasferimento del padre in California non è indolore. Willis è un uomo duro. Incattivito dalla stessa malattia si rende conto che presto perderà quella lucidità che alimenta la vita normale. Ma è la ripresa del rapporto con il figlio John e la stessa figlia Sarah che scatena in lui una turbolenza di ricordi in cui è costantemente presente la figura di Gwen (Hannah Gross), sua ex moglie, che lo lasciò per il suo carattere autoritario e conservatore. "Falling" prende così consistenza sulla dinamica di un rapporto difficile e incontenibile tra padre e figlio, lungo linee di faglia generazionale e geografiche, in cui un contadino testardo e conservatore e suo figlio, separati da incomprensioni ataviche che hanno compromesso gli affetti, responsabile in primis la negazione del riconoscimento paterno dell'omosessualità dichiarata di John, spesso oggetto di scherno ed insulti. Mortensen riesce in modo encomiabile a non denigrare mai la figura paterna e nell'altalena di momenti di vita tra passato e presente in cui appare spesso Wills da giovane (Sverrir Gudnason) affianco alla sua bella moglie Gwen, l'esordiente regista compie un'opera di considerevole bravura comunicativa con uno stile limpido ed autentico. La mdp limita i movimenti e coglie importanti sensazioni in ciascuna scena, in frammenti di ricordi significativi, spesso anche dolorosi, ma che strutturano tutta la vita famigliare passata e presente. Il rapporto generazionale è il centro intorno al quale ruotano gli affetti e le aspettative future. Willis è caparbio ed anche cattivo persino con i propri nipoti, i figli di Sarah, Paula e Will, che nello scontro tengono duro sui propri punti di vista riguardo come gestire le personali scelte di vita. "Falling" è un dramma famigliare quieto e minimalista, che porta lo spettatore ad un confronto sommesso e sussurrato con sé stesso per l'acutizzarsi di conflitti generazionali presenti anche nella società attuale. Mortensen conquista anche per il suo approccio visivo che si risolve in uno stile pacato, grazie al quale un'intera scena riesce a comunicare in una singola inquadratura l'intero spazio che abitano i personaggi, sottolineando sempre il tono emotivo. Tutto il racconto cristallizza sentimenti edificanti e mortificanti di una memoria che consegna la propria vita ad ognuno dei personaggi, senza fare sconti a nessuno. Memoria che scatena contraddizioni e conflitti anche incolmabili, ma che tutela in ogni caso l'importanza dell'appartenenza famigliare, perché nessuno possa sentirsi un'isola senza l'ancoraggio ad affetti di consanguinei. (La recensione del film "Falling" è di Rosalinda Gaudiano)
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