La recensione del film Fai bei sogni

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FAI BEI SOGNI - RECENSIONE

Fai bei sogni recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Fai bei sogni recensione] - Nell'immaginario di un bambino di nove anni, la morte della mamma è una rottura con il suo mondo spensierato e gioioso. Massimo ha nove anni e la mattina del 31 dicembre del 1969, è scosso nel sonno dal grido straziante di suo padre. Si rende conto che qualcosa di grave è accaduto e dopo, con una cautela che sa d'imbroglio, gli viene detto che sua madre è morta di un infarto fulminante. Marco Bellocchio sposa l'idea di realizzare "Fai bei sogni" dall'omonimo fortunatissimo romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, giornalista de La Stampa. Bellocchio coglie il senso intimista e coraggioso del protagonista, tra momenti dell'infanzia e dell'età adulta, mettendo a nudo l'insolubile dramma interiore che un bambino di nove anni vive nella più totale confusione e deprivazione affettiva. Il bambino (il bravissimo Nicolò Cabras) cresce, cercando nelle persone che gli sono vicine quell'afflato materno che gli manca terribilmente, mentre la durezza della figura paterna lo priva di conforto e soprattutto di un dialogo chiarificatore e di formazione. Trova forza e tenacia nell'affrontare le fasi della sua crescita pensando intensamente a Belfagor, il fantasma del Louvre, serie televisiva che guardava sempre con sua madre, ricordo gelosamente custodito nella sua memoria affettiva. Diventato adulto e ormai affermato giornalista, la domanda che si pone riguarda sempre il mistero della morte della mamma, che Massimo deve ed ora vuole risolvere con una risposta-verità. "Fai bei sogni" descrive con sconcertante naturalezza la fanciullezza di Massimo, tradito dalla scomparsa improvvisa di sua madre, sentimento che lo accompagnerà fino all'età adulta e alimenterà spesso la sua rabbia per una sorte per lui incomprensibile. Bellocchio ricostruisce così, nella trasposizione cinematografica, la storia di un bambino privato dell'abbraccio insostituibile della madre, della gaiezza e della felicità instaurate con la figura materna, troncate quasi sul nascere. Narra fedelmente la privazione inconsolabile di un affetto che non può essere sostituito da nessuno, perché l'intesa di quel rapporto era talmente speciale da nascondere la pericolosa e minacciosa tristezza in agguato. Nel raccontare la ricerca costante di colmarla e renderla finalmente innocua, Bellocchio affianca al dramma interiore di Massimo la realtà della vita di una Torino perbenista, tra fine anni sessanta-anni novanta, società ipocrita e arrivista, che commemora la tragedia di Superga, mentre gli stadi pullulano di concitati tifosi armati di bandiere. E se nella fede bisogna cercare la risposta alla nascita dell'universo e a tutte le sventure e i dolori dell'umanità, non c'è consolazione quando la bugia smascherata, detta anche a fin di bene, permette di mettere in luce il doppio tradimento subito da quel bambino, ormai adulto che, incredulo, accusa la madre di essere stata egoista e vigliacca. Sceneggiato da Marco Bellocchio insieme a Edoardo Albinati e Vania Santella, "Fai bei sogni" contiene tutta la poetica stilistica del cineasta di Bobbio, espressa attraverso i volti reali dei protagonisti, tra i quali, personaggi fragili e bugiardi calzano la maschera del buonismo per nascondere scomodi segreti. Un tema complesso e delicato, svolto con onestà e puntualità narrativa, trionfa con grazia in un messaggio universale che accomuna piccini ed adulti, mediando la certezza antropologica del sentimento materno e della sua onestà. Le ricercate musiche di Carlo Crivelli contrapponendosi al dramma esistenziale, nutrono con estremo garbo la commozione dello spettatore, conquistato da un cinema autorevole. Da non perdere! (La recensione del film "Fai bei sogni" è di Rosalinda Gaudiano)
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