La recensione del film Exodus Dei e Re

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EXODUS DEI E RE - RECENSIONE

Exodus Dei e Re recensione
Recensione

di D. Di Benedetti
[Exodus Dei e Re recensione] - Dopo l'ultima rivisitazione cinematografica della Genesi col Noč di Darren Aronofsky, alla prese con la Bibbia si cimenta adesso Ridley Scott, che torna ai film in costume dopo il discusso "Prometheus" e l'infelice "The Counselor". Nei panni di Mosč (che negli anni ha avuto diversi volti, da quello intenso di Charlton Heston a Burt Lancaster passando per il pių recente William Houston), stavolta c'č Christian Bale, un Mosč combattuto e illuminato, acculturato e titubante, in lotta con il fratello Ramses (Joel Edgerton), nuovo faraone d'Egitto dopo la morte del padre Seti (John Turturro). Come č ben noto, Mosč č, in realtā, un ebreo, membro di quella stessa tribų schiavizzata proprio dagli egiziani; cosė, quando Ramses scopre la terribile veritā, costringe il fratello a un tremendo esilio. Durante il suo peregrinaggio nel deserto, Mosč incontra la sua futura moglie Zipporah (María Valverde), ma č sul monte Oreb che il futuro profeta ha un incontro ben pių importante: quello con Dio, che gli chiede di liberare il suo popolo dai 400 terribili anni trascorsi in schiavitų. La storia che segue č ovviamente quella che tutti conosciamo, riportata nel libro dell'Esodo, forse il libro dell'Antico Testamento pių sfruttato dall'industria cinematografica. "Exodus" non č certo il miglior film di Ridley Scott e nemmeno il film pių bello sulla storia di Mosč e del faticoso viaggio del popolo ebraico verso la Terra Promessa, ma dimostra, sin dai primi minuti, di essere un'opera imponente, ambiziosa e ricca di significati latenti. L'approccio moderno all'intera vicenda č palpabile, cosė come l'approccio critico e "laico" al concetto religioso, sebbene la struttura del film rispecchi quella del pių classico dei blockbuster. Interessante, ad esempio, l'idea di raffigurare Dio come un bambino di sei anni, a tratti testardo e capriccioso, in lotta con l'ego dello stesso Mosč, che č a sua volta in lotta con se stesso. Quello di Scott č infatti un Mosč razionale e colto che si ritrova chiamato a una grande missione: salvare un intero popolo da anni di crudele prigionia. Ma il mandante di questa missione, cosė come Scott struttura l'incontro di Dio con il futuro condottiero sul monte Oreb (č un sogno delirante o un vero incontro quello che vediamo sullo schermo?), potrebbe essere tanto Dio quanto lo stesso Mosč, il quale trova, improvvisamente, il senso della propria esistenza. E le stesse piaghe d'Egitto (almeno le prime cinque) appaiono come coincidenze naturali concatenate tra loro, e non tanto segni della vendetta divina, come provvede anche a spiegare l'indovino della corte del Faraone in una scena. Il ritmo del film č certo discontinuo e alcuni dialoghi si caratterizzano per un'imbarazzante banalitā, il rapporto tra Ramses e Mosč č trattato con superficialitā e una buona dose di freddezza, la sceneggiatura presenta alcuni frettolosi e pių o meno imperdonabili buchi, ma "Exodus", in fin dei conti, fa bene il suo lavoro: intrattenere senza eccessivi moralismi e complicazioni semantiche, senza perdersi dietro eccessive dietrologie e misticismi, anzi, portando avanti un'onesta e accessibile riflessione sull'essere umano e la fratellanza, sull'idolatria e l'estremismo e, se vogliamo, anche sull'agnosticismo. (La recensione del film "Exodus Dei e Re" è di David Di Benedetti)
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