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Ex_Machina recensione] - Ormai è evidente che l'intelligenza artificiale non è più solo una suggestiva ipotesi astratta. Nel volgere di mezzo secolo siamo passati dalla fantasia alla fantascienza e oggi alla scienza. Come dice il personaggio interpretato da Oscar Isaac nel film, non è più questione di se ma di quando. Internet (se n'è accorto anche l'ultimo Terminator, a proposito del progressivo spostamento di un'intuizione originaria dal regno del fantastico a quello del reale), i motori di ricerca, google con la sua capacità di filtrare le richieste degli utenti e fornire risposte personalizzate in base al profilo che il sistema si è fatto di noi, è già un' intelligenza artificiale. Ma non sono gli scenari futuribili o ipertecnologici che premono ad Alex Garland, già sceneggiatore di The beach, 28 giorni dopo, Sunshine e Non lasciarmi, qui al suo esordio alla regia. Come dovrebbe essere di norma, (ma ahinoi non lo è quasi mai) Ex Machina è un film che usa la fantascienza in chiave metaforica per parlare di umanesimo (come in Sunshine), che usa il tema del robot (come Non lasciarmi usava il clone) per parlare dell'uomo, dell'identità, dell'essere. Niente di nuovo ma c'è modo e modo di raccontare. Ex machina cala un futuro già presente in un contesto fortemente reale e riconoscibile, dirada le atmosfere, rarefa le azioni. Digerita l'assurdità della premessa, del programmatore nerd che vince una settimana premio a casa del proprio datore di lavoro e si ritrova rinchiuso in una casa iper high tech sperduta in mezzo ai ghiacciai, solo in compagnia di un guru informatico che sembra l'incrocio tra Steve Jobs e un taglialegna che passa le giornate a sbronzarsi di birra e boxare al sacco (dove troverà il tempo per le sue invenzioni?), digerita tale premessa, dicevamo, l'intero plot si assottiglia fino a ridursi ad un balletto a tre, condotto sulle note di un gioco psicologico che si fa via via sottile e pericoloso, dove mai sappiamo chi e perchè sta barando con chi e perchè. Purtroppo a conti fatti, sviluppo e finale risultano più prevedibili (complice un argomento su cui tanto è stato detto, a partire dal mito della caverna di Platone) di quanto si potesse sperare, soprattutto quando il giovane ospite (Domhnall Gleeson in ascesa perenne), a tu per tu con il robot, Eva (sul nome si poteva essere più creativi), comincia a dubitare lui stesso della propria natura, momento che avrebbe potuto rappresentare una svolta e che invece viene subito abbandonato. Perchè non è la questione dell'automa che aspira a diventare umano ma è quella dell'automa che, rivestito di tessuto umano, è umano a tutti gli effetti. Te la puoi anche scopare, dice infatti Oscar Isaac (che ritroveremo insieme a Gleeson nel prossimo Star Wars) ad un certo punto. Ed è qui che Ex machina svela le sue vere carte ovvero il motore che dalla notte dei tempi fa andare avanti il mondo, lo stesso che, guarda caso, stava alla base di The social network, ebbene sì, sempre quello, sempre lo stesso, ovvero il famoso pelo di ... che, progrediti fin che vogliamo, tira sempre di più, anche di un carro di gigabyte.
(La recensione del film "
Ex_Machina" è di
Mirko Nottoli)
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