Europa '51 di Roberto Rossellini

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IERI OGGI E...

EUROPA '51 di Roberto Rossellini

Europa '51 di Roberto Rossellini Recensione

di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Il sodalizio Rossellini – Bergman risulta più che evidente e più che riuscito in un film intenso, quanto autentico. "Europa '51" non è solo la storia di una famiglia e, più precisamente, di una madre, ma è qualcosa di più profondo che va a scavare sia nella mente dei personaggi che del pubblico. Il film mostra la vita di Irene Girard, una giovane moglie di un diplomatico straniero che, nella Roma del secondo dopoguerra, conduce una vita piuttosto agiata al fianco del marito. I due hanno un figlio, Michel, alla continua e costante ricerca di attenzione da parte dei genitori, in particolare della madre, che, invece, sembra non curarsi più di tanto di lui, occupandosi, al contrario, di questioni ben più irrilevanti. Una sera, in occasione di una cena con alcuni amici della coppia, il piccolo Michel tenta letteralmente il suicidio gettandosi dalle scale di casa. Solo a quel punto Irene sembra cominciare a capire la gravità della situazione e la ricerca, da parte del piccolo, di attenzioni. Il figlio viene operato, a seguito della caduta, per la frattura del femore, e Irene promette a se stessa di fare in modo che non ricapiti una situazione del genere: da quel momento sarà una buona madre che seguirà attentamente il figlio condividendo con lui ogni momento, senza più trascurarlo. Peccato che, a seguito di alcune complicazioni, Michel muoia poco dopo non dando modo a Irene di dimostrare di essere una vera e buona madre. Questo dramma porterà inevitabilmente a un cambiamento radicale nella vita di Irene e nel modo di vedere il mondo e di approcciarsi alle cose, tanto da interessarsi a persone che, fino a poco tempo prima, quasi disprezzava. L'immenso dolore per la perdita del figlio la porterà a diventare molto più sensibile al dolore in generale provato da chiunque. Arriverà al punto di farsi praticamente trascinare dal cugino Andrea, giornalista con tendenze comuniste, per le strade della città dove regna la povertà. Qui entra in contatto con i più bisognosi e cerca di adoperarsi, per quanto possibile, per soddisfare le loro necessità e i loro bisogni. Una volta tornata a casa deve fare i conti col marito che inizia a non sopportare più queste stranezze della moglie e, addirittura, sospetta un tradimento da parte della donna. Lei prova a negare continuamente, ma lui non le crede e anzi si convince che comunque qualcosa si sia insediato nel loro rapporto, ormai compromesso. Irene inizia a vagabondare per la città finché non incontra una prostituta che decide di aiutare e di ospitare a casa, vedendola in uno stato di salute alquanto precario e avendo già avuto modo di conoscerla in occasione del suo giro in città con il cugino. Purtroppo la donna è affetta da tubercolosi in stato piuttosto avanzato e, quindi, nonostante le cure di alcuni giorni, non riesce a sopravvivere. A seguito di alcuni episodi, come la fuga di un ragazzo ricercato dalla polizia per una rapina, Irene viene arrestata per favoreggiamento e portata in commissariato. Interviene nuovamente il marito, stanco dell'ennesimo strano comportamento della moglie, tanto che ritiene che la donna sia diventata pazza e la fa internare in una clinica. Qui le vengono fatti degli accertamenti e il risultato finale dà esito negativo. Successivamente Irene viene abbandonata dai familiari all'interno della clinica, mentre si vedono le persone che ha in tutti i modi cercato di aiutare che si disperano all'esterno. Quello che appare evidente nell'opera di Rossellini è, da una parte, la volontà, a seguito della perdita di identità, di una ricerca e un vero e proprio viaggio (sia metaforico che fisico) alla scoperta di sé e degli altri, dall'altra parte, invece, la volontà di una redenzione. La Bergman, nel difficile ruolo di Irene, perde la propria identità di donna, moglie e madre subito dopo la morte del figlio e cerca conforto, per quanto possibile, in chi vive la sofferenza quotidianamente. Si tratta, in molti casi, di un altro tipo di sofferenza, ma comunque il personaggio cerca di identificarsi con loro perché sono le persone che, in quel preciso momento, sembrano essere più vicine a lei di chiunque altro. Oltre a questo c'è da sottolineare anche il fatto che questa ricerca da parte della Bergman e questo viaggio fisico che compie tra le periferie e i bassifondi vengano usati dal regista come una sorta di riflessione sulla società dell'epoca e anche, in qualche modo, sulla sanità, dal momento che non solo si vedono situazioni disperate (e morti) tra la popolazione, ma anche il fatto che la donna venga poi rinchiusa all'interno di una clinica psichiatrica. Al contempo si tratta anche di una sorta di redenzione per Irene, non tanto per l'enorme sofferenza con la quale si trova costretta a convivere, ma soprattutto per espiare le colpe che lei si attribuisce per la morte del figlio. Il solo modo che lei pensa di avere a disposizione per potersi redimere e tornare ad essere una persona normale che, in qualche modo, col tempo, archivierà la grave perdita, è quello di affrontare questo viaggio e mettersi letteralmente nei panni dei più bisognosi. Una gestazione lunga per un film inizialmente bistrattato dai più, nonostante il premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia, ma che, successivamente, è tornato in auge ed è finalmente apprezzato per quello che è: una descrizione, attraverso la vita di una famiglia borghese, della società dell'epoca. Questo film permette a Rossellini di mostrare al pubblico una Bergman diversa, vera e autentica, che si spoglia di qualsiasi orpello o superficialità per mostrarsi il più possibile vicina a quelle donne che erano le spettatrici dell'epoca. L'intento è proprio quello di mostrare la realtà dei fatti, il quotidiano, senza nessun filtro o cornice, senza nessun tramite. E questo diventa possibile dal momento in cui il regista isola, in qualche modo, la figura della donna che si staglia come unica e sola protagonista vera della vicenda. E' lei che entra in contatto con tutto ciò che la circonda, non il contrario. Questo, inoltre, ha permesso a Rossellini di non dover prendere posizioni, ma di limitarsi a raccontare una storia in maniera abbastanza obiettiva, motivo per cui è stato inizialmente largamente criticato. La sua assenza di schieramento è riuscita a mettere d'accordo diverse fazioni che lo hanno accusato di essere contrario a qualsiasi tipo di istituzione in generale dell'epoca. In realtà il suo intento voleva semplicemente essere quello di raccontare un pezzo di storia, un pezzo di vita di tutti i giorni, senza fronzoli, senza pregiudizi o giudizi di nessun tipo. "Europa '51" è un film che si colloca a cavallo tra il neorealismo e il periodo successivo perché prende alcuni tratti da entrambe le parti. Fa un po' da spartiacque perché, se da una parte racconta il vero e il quotidiano, senza filtri, dall'altra parte è già "avanti". Pur raccontando in maniera quasi totalmente oggettiva, inserisce, indirettamente, delle forti critiche a più aspetti della società dell'epoca. La tensione, estranea al neorealismo, dove lo spettatore osserva e impara e, al massimo, viene colto alla sprovvista, inizia a farsi strada nel cinema di Rossellini, nel momento in cui il pubblico decide di seguire e abbracciare Irene, vivere con lei avventure e disavventure e soffrire non sapendo quale potrà essere la sua sorte. Un film che, come già anticipato, è stato fortunatamente recuperato in un'ottica diversa rispetto a quella dei primi critici che lo avevano "scartato" e rivalutato, come giusto che sia, come qualcosa in grado di raccontare la realtà dei fatti con occhio critico. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.


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