La recensione del film El abrazo de la serpiente

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

EL ABRAZO DE LA SERPIENTE - RECENSIONE

El abrazo de la serpiente recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[El abrazo de la serpiente recensione] - Foresta amazzonica nord occidentale. Lo sciamano Karamakate, ormai rimasto solo dopo che i colonizzatori bianchi hanno sterminato la sua gente, all'improvviso viene raggiunto da Manduca, una giovane guida indigena che trasporta in una canoa uno studioso bianco, gravemente ammalato. Karamakate è uno sciamano che conosce molto bene le arti mediche delle erbe miracolose che si trovano nella giungla. L'erba che serve a guarire il ricercatore è la Yakruna, e lo sciamano accetta di cercarla insieme a Manduca aiutando momentaneamente l'uomo malato con erbe surrogate. Ma lo sciamano nel cercare l'erba, vuole riuscire a trovare qualche superstite del suo popolo che lui credeva estinto. Dopo circa 40 anni, l'ormai anziano, ma sempre saggio, Karamakate, incontra un etnobotanico americano che seguendo riferimenti di diari di viaggio di ricercatori precedenti è alla ricerca della stessa pianta miracolosa. Il film "El abrazo de la serpiente" di Ciro Guerra, scorre su due cronologie temporali che coniugano in modo affascinante l'universo dei ricordi che assale l'ormai vecchio sciamano Karamakate. La yakruna, erba miracolosa, è l'elemento che connette i due momenti temporali della vita dello sciamano, in cui il valore dell'elemento narrativo è il punto di vista dei nativi, il loro sistema culturale di riferimento, l'universo ancestrale espresso soprattutto attraverso disegni e graffiti impressi sulle pareti delle rocce e delle caverne. Ciro Guerra coglie il senso espressivo di un'arte cinematografica raccontata con una superba fotografia in bianco e nero che riesce a rendere alla perfezione la connotazione della vita delle genti dell'Amazzonia pluviale, dove tribù indigene si esaltano alla vista di una semplice bussola sino ad appropriarsene indebitamente, mettendo in crisi l'uomo bianco. Un film accattivante nella sua ragguardevole specificità nel saper raccontare la dinamica di una cultura nell'incontro con l'altro, lo straniero, l'usurpatore, il colonizzatore. L'indigeno amazzonico, nel suo splendido ed immenso ambiente naturale, ritrova ancor più se stesso nel violento confronto con personaggi che vogliono imporre i propri dettami culturali, come il frate ed il visionario che crede di essere Gesù Cristo. Il messaggio che Guerra ci trasmette è degno di riflessione profonda. Ogni cultura vive e si perpetua grazie alle sue certezze che costruiscono ponti solidi con le generazioni future e la dimostrazione è nella figura di Karamakate, ormai anziano, con la sua memoria di vita ricca di credenze e di valori. "El abrazo de la serpiente" ha vinto il premio alla Quinzaine di Cannes 2015 e ha ricevuto la nomination all'Oscar quale miglior film straniero, con una storia di ampio respiro culturale e che fa riferimento a due scienziati realmente vissuti, il tedesco Theodor Koch-Grunberg (in Amazzonia nel 1909) e l'americano Richard Evans Schultes (in Amazzonia negli anni '40). (La recensione del film "El abrazo de la serpiente" è di Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "El abrazo de la serpiente":




Torna ai contenuti | Torna al menu