di R. Gaudiano
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Egon Schiele recensione] - Egon Schiele fu uno dei più grandi pittori dell'espressionismo austriaco del '900. Nel 2018 ricorrerà il centenario della sua morte e Dieter Berner mette in scena sul grande schermo "Egon Schiele", un omaggio al grande artista viennese, sceneggiato dallo stesso Berner, che trae l'idea dal romanzo "Tod und Mädchen: Egon Schiele un die Frauen", di Hilde Berger. L'Egon (Noah Saavedra) di Berner è un giovane artista con un talento straordinario, imprevedibile come persona, affascinante, d'umore mutevole. Segnato profondamente dal disastro economico di cui fu responsabile suo padre che mise in ginocchio l'intera famiglia, Egon si lega in modo spasmodico alla sorella Gertie (Maresi Riegner), sua prima vera musa ispiratrice. Ma la vita del giovane pittore, dall'estro straordinario e dallo sguardo sempre attento a captare soggetti per i suoi ritratti, fu attraversata da molte donne, quasi tutte modelle che posavano per lui. Tra di esse la più importante fu Wally (Valerie Pachner), sua musa ed anche amante passionale. La vita di questo grande artista fu segnata anche da vicissitudini sconvenienti. Attratto da giovani adolescenti che ritraeva nude, fu accusato di pedofilia, scagionato dall'accusa per insussistenza di prove, ma condannato a 23 giorni di carcere per violazione dell'ordine morale. Schiele, in effetti, era un incorreggibile amorale, amava la libertà nella sregolatezza più sfrenata. Le donne le usava. Usò Wally, della quale forse fu veramente innamorato ed usò la borghese Edith Harms (Marie Jung), che divenne sua moglie per fini ben precisi. "Egon Schiele", è concepito come una carrellata temporale, tra un presente che vede l'artista morente e la rievocazione massiva del rapporto con sua sorella, delle sue amanti, la sua appena accennata amicizia con Klimt, le sue amare vicissitudini con la giustizia e il momento della chiamata alle armi, senza evidenziare a sufficienza l'evoluzione della personalità dell'artista. Il giovane ventenne Egon tendeva a manifestare la propria ambizione nella sua ossessione nei confronti del sesso. Agli inizi della sua carriera artistica Schiele proiettava la sua personalità sui soggetti che ritraeva, nel seguito, il suo conquistato interesse per la condizione umana gli permise di superare le sue ossessioni, cosa che si manifestò attraverso il suo distacco emotivo dai nudi e una maggior profondità e spessore dei suoi ritratti. L'Egon di Berner resta piatto, senza la veemenza e la forza vivifica dell'artista, a cui sottrae la parte più considerevole e distintiva, le sue opere espressioniste della prima giovinezza, dalle quali si evince l'identità sessuale e personale dell'artista. L'opera di Berner, dunque, non è altro che una onesta ricerca, che tesse un quadro tranquillo della breve vita del grande espressionista viennese rendendo il film più idoneo ad un palinsesto televisivo.
(La recensione del film "
Egon Schiele" è di
Rosalinda Gaudiano)
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