E.T. L'EXTRATERRESTRE
di Steven Spielberg
di Francesca Marciello
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi CAPOLAVORI del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per capire se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno presi in esame solo opere che all'epoca venivano considerate CAPOLAVORI per capire, analizzando il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere, circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, ETERNI anche OGGI e DOMANI.
Un anno dopo "I predatori dell'arca perduta" Steven Spielberg torna a trattare di alieni ma con un piglio tutto diverso. Nel 1982 sbancò infatti i botteghini di tutto il mondo dirigendo quello che sarà definito il suo capolavoro: E .T. l'extraterrestre.
La vicenda ha inizio quando un alieno dimenticato sulla Terra dai suoi compagni incontra il piccolo Elliot, che incuriosito e affascinato decide di portarlo a casa. Con la complicità del fratello più grande e della sorellina Gertie, Elliot riesce a tenere nascosto agli adulti l'extraterrestre che chiamerà E .T. e, a poco a poco, tra i due sboccerà una tenera amicizia che culminerà nella costruzione di un congegno per lanciare una richiesta d'aiuto spaziale ai compagni affinché lo vengano a riprendere.
Il mondo in cui veniamo trasportati è un mondo in cui gli adulti non hanno spazio e quando vi irrompono violentemente lo distruggono. Questo è chiaro sin dalla sequenza iniziale dell'abbandono del piccolo alieno sul nostro pianeta: il bosco è l'accenno della sagoma degli alberi, un coniglio, gli stessi alieni, l'interno della nave, tutto contribuisce a dipingere la scena di un tocco magico.
In questa ambientazione suggestiva è l'irruzione dell'uomo-mostro a costringere la nave aliena al decollo e lasciare E .T. sulla Terra. L'uomo irrompe rumorosamente nella scena: un'auto sbuca in primo piano, i fari, le torce il fastidioso tintinnio delle chiavi appese alla cintura di uno di loro.
Ad accompagnarci già da questi primi momenti è la straordinaria colonna sonora composta dal consueto collaboratore di Spielberg, John Williams, che per questo lavoro vinse il suo quarto premio oscar. Delle composizioni travolgenti, abilmente riproposte per preparare lo spettatore ad accogliere a livello emotivo scene come la sequenza del volo con le biciclette.
L' E .T. di Spielberg è un nuovo modello di alieno, un compagno buono, amichevole e con un messaggio di pace. Il suo "E .T. telefono casa" diventò la richiesta di aiuto per eccellenza, del bisogno di comunicazione, del ritorno al nido. È uno dei film più introspettivi di Spielberg perché a lui non interessa trattare il tema degli alieni visti come forza nemica, distruttiva, ostili verso l'uomo, provenienti da un altro pianeta con l'intento di sconfiggere il nostro (cosa che poi farà con La guerra dei mondi), ma li vede come un popolo insolito e curioso, che viaggia nell'universo in cerca di nuove forme di vita con cui condividere le proprie conoscenze.
In questo film il regista contrappone un bambino, i cui genitori hanno un divorzio alle spalle e quindi la solitudine che questo bambino prova nel non poter avere entrambe le figure, ad un piccolo alieno che viene per sbaglio lasciato sulla terra dai propri genitori durante una delle loro ricerche.
Due mondi a confronto con un unico comune denominatore: il senso di solitudine che ti assale quando pensi di essere abbandonato dagli altri e ti senti incompreso.
Queste erano le idee che permisero al regista, grazie all'aiuto di una giovane sceneggiatrice, Melissa Mathison, di scrivere e dirigere questo film.
E .T. l'extraterrestre è una vera e propria fiaba moderna. A renderla tale non è soltanto l'espediente delle caramelle colorate seminate sul pavimento (chiaramente ispirato a Pollicino) o i forti richiami alle Le avventure di Peter Pan ma soprattutto lo spirito sognante, la dolcezza e l'entusiasmo che sprigionano la vera essenza di un gioiello fatto col cuore.
Spielberg ha fatto quindi centro senza lo sfarzo di un colossal, ma con professionalità e cura, utilizzando la spontaneità e la semplicità dei pensieri incontaminati dei bambini e contrapponendo in modo impeccabile umorismo e melodramma, pathos e invenzioni comiche, buoni sentimenti e critica ai valori costituiti, grande spettacolo tecnologico e coinvolgimento emotivo.
Vincente anche il cast che ci regala tra le altre la tenera performance di Drew Barrymore anni prima che diventasse una delle maggiori esponenti della commedia all'americana.
Un'opera sensazionale che neppure il tempo riesce a scalfire. Lo era IERI,lo è OGGI , e lo sarà DOMANI.
Lo era IERI, lo è OGGI lo sarà e DOMANI..