di R. Baldassarre
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E' arrivata mia figlia recensione] - Due anni fa, nel 2013, il rincaro dei biglietti dei mezzi pubblici, deciso dal governo, aveva spinto una folla inferocita e stanca a scendere per le strade e protestare. Vem pra rua era il motto gridato della gente, un esortazione per (ri)conquistare le strade, il diritto di dire il proprio dissenso e non accettare le solite inique decisioni decise dall'alto. Dopotutto era ingiusto che per finanziare – ma sarebbe meglio dire foraggiare – il Mondiale e le successive Olimpiadi doveva essere come sempre il povero popolo a pagare. In questa immensa fronda di manifestanti c'erano sia il ceto proletario che gente di classe media, ma quello che scintillava in questa improvvisa e dirompente rivoluzione era che la maggior parte dei partecipanti erano giovani, di quella generazione nata nella post dittatura; una generazione che era cresciuta proprio mentre il Brasile si lasciava alle spalle il nero e si apprestava a diventare potenza mondiale con venature democratiche. Questa giovane ondata aveva avuto anche la fortuna di crescere ed educarsi attraverso il proliferare della tecnologia ed internet, territorio in cui la massa di informazioni viaggia più speditamente. In questa rivolta notori sono i midia ninja, giovani reporter che filmavano, commentavano e trasmettevano la rivoluzione al momento, senza incorrere nei filtri censori dei grandi medium. In questo quadro nuovo e combattivo si inserisce il personaggio di Jessica, giovane ragazza proveniente dalle favelas che, con i suoi modi nuovi (strafottenti?) getta scompiglio – inteso come sinonimo a latere di rivoluzione – in una casa della ricca borghesia brasiliana. Jessica è sveglia, sa quello che vuole, e vuole un futuro migliore per lei (e per il Brasile). La fisionomia caratteriale di questo personaggio, come si legge nelle dichiarazioni della regista e sceneggiatrice Anna Muylaert, nasce proprio da queste ultime scosse sociali, e serve per rappresentare meglio la ancora perentoria suddivisione di classi sociali che vige in Brasile. Jessica è il personaggio improvviso e deflagrante che mostra le crepe di quella solida e stolida realtà paulista; personaggio "irruento" come la repentina e forte pioggia che si abbatte sulla città. Jessica, però, serve come elemento di incontro/scontro con la madre Val, che è la vera protagonista di È arrivata mia figlia! Val è una donna di mezza età che rappresenta quella classe povera che persegue, senza porsi domande, le regole prestabilite. Il dolce sfruttamento dei suoi padroni è accettato come un dogma, a cui non bisogna dar contro. Si potrebbe dire che il personaggio è una sineddoche di quei personaggi astorici che Pier Paolo Pasolini descriveva nei suoi romanzi borgatari (borgata=favelas); Val è un pezzetto di quel popolo che è sottratto dal grande processo di civilizzazione e industrializzazione, o lo vive e lo gusta solamente di riflesso. La sua piccolissima stanza, che lei considera una reggia concessagli dai suoi padroni, è una "masserizia" capitalistica piena di oggetti che rappresentano, una supposta conquista sociale. La villa in cui presta servizio Val è il perfetto ritratto del ceto ricco odierno del Brasile, un paese ancora immobile e classificatore, dove ci sono strascichi di vecchie scale classiste. La classe sociale esposta dalla Muylaert è una classe sociale che galleggia su vecchie regole che lentamente si stanno sgretolando, e la villa e le relative relazioni interpersonali tra Val e sui datori di lavoro ricalcano anacronisticamente gli antichi rapporti che imperavano nelle fazendas. Luogo di confine tra il ceto basso e il ceto alto è la cucina. Un territorio in cui le due classi si possono incontrare ma anche scontrare; zona limite in cui anche il frigorifero è diviso. Ma questa ironica analisi di differenza sociale attuata dalla Muylaert si ritrova anche nella differenza di carnagione tra i vari personaggi. Val ha la pelle meticcia, che conferma la sua origine indigena; i suoi padroni, Carlos (Laurenço Mutarelli) e Barbara (Karine Teles) hanno la pelle chiara, colore che rimembra la lontanissima pigmentazione europea dei conquistadores. Jessica, invece, seppure figlia di Val, quindi di origini umili, ha una cute chiara, e ciò rappresenta sia la mescolanza di razze che c'è in Brasile, sia come sintomo di un imminente avanzamento sociale del ceto povero. Per descrivere questo quadro sociale la Muylaert ha optato per la commedia, in particolare la pochade. In È arrivata mia figlia! le relazioni tra i personaggi, il movimento della narrazione, e finanche un leggero sospiro erotico (Jessica suscita interesse a Carlos, e mal celate rivalità a Barbara), ha i tempi e gli escamotage di detto genere Settecentesco. Ma oltre a tratteggiare questa realtà, la Muylaert porta avanti anche un tema parallelo, più intimista, cioè quella della incomunicabilità e/o mancanza di affettività tra madre e prole. La figura della madre/tata è molto presente nella società brasiliana, anche negli strati più poveri. I ricchi assumono badanti a tempo pieno per occuparsi dei loro figli, e queste badanti, che provengono spesse volte dalle favelas, lasciano i propri piccoli figli a crescere presso parenti o amici. In questo grottesco "circolo vizioso" educativo/affettivo si inscrive la figura di Val. Lei ha dedicato più tempo – e amore – a Fabinho (Michel Joelsas) che a sua figlia Jessica; ugualmente ha fatto Barbara, la madre di Fabinho, che ha delegato a Val il ruolo di genitore. Ma mentre Jessica e la madre riescono a ricongiungersi, anche per merito di una presa di coscienza sociale da parte di Val, il rapporto tra Fabinho e la madre (e il padre) continuerà su quelle stupide, gelide e apparenti prassi che regolano e reggono la ricca borghesia. È arrivata mia figlia! è una di quelle commedie a cui si può attribuire l'aggettivo di "deliziosa", in cui l'acuta scrittura e la raffinata messa in scena di Anna Muylaert funzionano a dovere, e in cui l'attenta descrizione sociale è ben mescolata con il frizzante ritmo della commedia. Il merito è anche della giunonica e spumeggiante attrice Regina Casé, che attraverso frizzi e lazzi verbali gestuali diverte, ma riesce anche ad essere intensa nei momenti di riflessione. Purtroppo la distribuzione italiana traduce malamente il titolo, puntando solamente sull'aspetto della commedia. Il titolo originale (Que horas ela volta?) conteneva nel termine "volta" il doppio significato di ritorno e rivoluzione, in riferimento a Val come "ritorno" nel suo ruolo di madre, e come acquisizione di cambiamento sociale.
(La recensione del film "
E' arrivata mia figlia" è di
Roberto Baldassarre)
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