La recensione del film Dopo il matrimonio

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DOPO IL MATRIMONIO - RECENSIONE

Dopo il matrimonio recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Dopo il matrimonio recensione] - Susanne Bier nel 2006 dirige il film danese "Dopo il matrimonio", allora candidato all'Oscar come miglior film straniero, un melò al maschile che Bart Freundlich, cineasta americano, marito di Julianne Moore, nell'attuale remake, riscrive in un'ottica tutta al femminile. Isabelle (Michelle Williams), dirige un orfanotrofio in una baraccopoli di Calcutta ed è molto legata da un sentimento materno al piccolo Jai di sette anni. Le cose non vanno molto bene per l'orfanotrofio, presto potrebbe rischiare la chiusura per mancanza di fondi. Immersa completamente nello spirito della filosofia orientale, Isabelle, inaspettatamente, riceve dalla plurimiliardaria Theresa (Julianne Moore) l'invito a recarsi subito a New York per una sostanziosa donazione in dollari per l'orfanotrofio. Isabelle pur tentennante vola nella città della mela, da cui si era allontanata più di 20anni prima. Qui Theresa non solo le riserva una calorosa accoglienza ma addirittura la invita a partecipare alle nozze della figlia Grace (Abby Quinn), per festeggiare l'evento con tutta la famiglia. Ed è proprio durante i festeggiamenti del matrimonio che Isabelle, individuando Oscar (Billy Crudup), padre della sposa, si rende conto che un gioco sinistro si sta compiendo nei suoi confronti. Isabelle capisce, che Grace è in effetti la figlia che lei aveva avuto anni prima dallo stesso Oscar e che come da comuni accordi avrebbe dovuto essere data in adozione. Evidentemente Oscar non ha rispettato i patti. Bart Freundlich non cambia una virgola nella trama dell'omonimo film danese. La differenza però è nella forma del film diretto e sceneggiato da Bart Freundlich, in cui la giostra tumultuosa dei sentimenti e delle emozioni è interamente affidata a tre donne, Isabelle, Theresa e Grace, che devono elaborare tutto un nuovo universo di relazioni affettive che gioco forza costituirà l'essenza della loro vita futura. Il confronto con il film diretto dalla Bier sorge spontaneo nel notare quanto l'attuale "After the Weddind" sia sullo strappalacrime. Senza alcun dubbio salvano il salvabile le due protagoniste, Michelle Williams e Julianne Moore, straordinarie interpreti di una storia che le lega nella vita e anche oltre la morte, artefici indiscusse del valore più primitivo del mondo, la famiglia nei suoi eterni legami di consanguineità ed affettivi. Un dramma umano, che tutto sommato le due interpreti sanno porgere con considerevole forza emotiva e notevole capacità recitativa, affidata soprattutto a sguardi indagatori ed assertivi nel contrattare il futuro della famiglia di cui Isabelle avrebbe fatto parte per sempre. La Theresa manipolatrice a fin di bene, restituisce ad Isabelle il dono di una famiglia a cui aveva rinunciato, a lei l'onore di un amore infinito, oltre il tempo. "Dopo il matrimonio" gode della splendida fotografia di Julio Macat e delle scenografie di Grace Yun che in sinergia con le musiche di Mychael Danna ed i costumi di Arjun Bhasin, partecipano nella partita di un dramma famigliare. (La recensione del film "Dopo il matrimonio" è di Rosalinda Gaudiano)
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