[
Doctor Sleep recensione] - Ci voleva un pazzo per fare un sequel di Shining. Più del sequel di Blade Runner, molto più del sequel di Trainspotting. Perchè Shining è Shining. Ci sono due Shining però: c'è lo Shining scritto da Stephen King e lo Shining diretto da Stanley Kubrick. Mike Flanagan, già regista de Il gioco di Gerald, che vuole contendere a Frank Darabond lo scettro di massimo esperto di film tratti dai libri del Re, gioca di furbizia, finge di riallacciarsi allo Shining di Kubrick, che cita letteralmente a più riprese, ma realizza nei fatti il sequel dello Shining di King, Doctor Sleep appunto, scritto da King nel 2013, 36 anni dopo Shining. Lo sconcerto dello scrittore nei confronti del capolavoro di Kubrick è cosa nota e, in parte, comprensibile, uno sconcerto che Doctor Sleep rende ancora più comprensibile. Laddove infatti il film di Kubrick non spiegava niente, Doctor Sleep spiega fin troppo, il che rientra nell'indole di King che, pur con tutto l'amore che gli si può volere, non si può certo definire campione di ambiguità: se deve scegliere tra fornire una spiegazione ridicola e la possibilità di lasciare un finale aperto, stiamo certi che King sceglierà sempre la spiegazione ridicola, anche a patto di mandare in malora l'intero racconto. Ma veniamo al film. Se è vero che ci vuole un pazzo per realizzare il sequel di Shining è parimenti vero che solo un pazzo può vedere Doctor Sleep e credere di vedere un film di Kubrick. Mike Flanagan è intelligente a sufficienza per capire che non può mettersi in competizione ma allo stesso non può nemmeno ignorarlo, e qui risiedono le parti migliori e peggiori del film. Perché va da sé che a misurarsi direttamente con le icone il minimo che possa capitare è incappare in una colossale figura di merda (errore al quale Ewan McGregor pare essere avvezzo, vedi anche l'esperienza di Obi Wan Kenobi e qui ci ricasca rifacendo Nicholson che corre azzoppato con l'ascia in mano), ma è altrettanto ovvio che quando si ha l'ardire di riaprire le porte del Mito, e quando diciamo le porte del mito intendiamo qui le porte dell' Overlook Hotel, allora sono polsi che tremano e brividi che corrono lungo la spina dorsale. Ma Doctor Sleep è anche un film autonomo e se considerato in questo senso bisogna dire che è un film molto strutturato, dall'intreccio complesso e l'ottima orchestrazione: nei primi 40 minuti, i repentini cambi di ambientazione, registri e personaggi disorientano lo spettatore nei confronti di una storia che non capisce dove voglia andare a parare. Con l'andare del tempo i tasselli si sistemano pur mantenendo, il film, un'allerta costante punteggiata da alcuni climax ben assestati e riuscendo a volare alto, da un lato quando evoca (evoca, non rifà) lo Shining di Kubrick, dall'altro quando si lascia andare a parentesi romantiche in cui King, lì sì, è maestro (il gatto che va a trovare le persone in punto di morte); purtroppo, alcune risoluzioni, soprattutto in vista del finale, alcuni passaggi narrativi prettamente kinghiani, inclini alla faciloneria e alla schematizzazione di cui si diceva, rischiano di compromettere il fascino, tragico e misterioso, della vicenda. Del resto Stephen King è così, capace di picchi molto alti e di cadute molto basse e così è Doctor Sleep, capace di picchi molto alti e cadute molto basse. Il livello medio è comunque ben al di sopra della sufficienza. E Rebecca Ferguson non è mai stata così bella.
(La recensione del film "
Doctor Sleep" è di
Mirko Nottoli)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Doctor Sleep":