La recensione del film Disconnect

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DISCONNECT - RECENSIONE

Disconnect recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Disconnect recensione] - Il mondo ai tempi di internet. Chi fa sesso on-line, chi regala piacere attraverso una web-cam, chi affoga la disperazione in una chat-room, chi affida ad un social network le proprie confessioni più intime, chi clona le carte di credito di chi fa acquisti in rete, chi si inventa false identità non così false, chi ci scherza e chi la prende molto sul serio. Fin qui nulla di nuovo. Nemmeno la struttura che vede più storie parallele procedere autonomamente per poi incrociarsi, sfiorarsi e infine esplodere in un unico preciso istante, fa più notizia, rappresentando ormai una tendenza consolidata nel cinema degli ultimi anni. Tuttavia Disconnect dice qualcosa in più rispetto alla media delle produzioni cinematografiche analoghe, innanzitutto per la delicatezza e il rispetto con cui maneggia i drammi di cui tratta e per l'intelligenza di mantenere tali drammi nei binari di una consuetudine possibile, ovvero senza oltrepassare il limite che trasforma un evento, anche straordinario, nel coup de theatre, eclatante e risolutivo, spettacolare forse in termini narrativi ma anche fraudolento e per questo scostante verso il pubblico. Disconnect evita tale scarto, ad un certo punto non smette di parlare "dello" spettatore per parlare "allo" spettatore, le vicende narrate rimangono vicende in cui chiunque può riconoscersi fino in fondo. Anche il momento fatale dove ogni sottotrama si troverà indipendentemente collegata alle altre, non rappresenta nulla di definitivo, bensì solo una tappa del percorso, dopo di che il percorso continua, probabilmente con una consapevolezza o una tranquillità maggiore ma con ancora gli stessi imprevisti e gli stessi problemi da risolvere. Disconnect altresì va oltre nel messaggio che intende veicolare, non così banale come la descrizione sommaria che abbiamo fatto all'inizio lascerebbe intendere. Perchè è vero che l'opera di Rubin parla del mondo ai tempi di internet ma è anche vero che quello che ci vuole dire pare essere il contrario. Ovvero che Internet non è causa o conseguenza di niente. E' uno strumento, un mezzo, al massimo un amplificatore di certi istinti di base o certi malesseri esistenziali, ma non le si può imputare la colpa della tragica condizione umana, questo sì il vero tema del film. Adolescenti complessati e genitori distratti c'erano prima, ci sono durante e ci saranno dopo il web. I problemi veri sono i rapporti famigliari, la solitudine di fronte ad una disgrazia, l'incapacità di risollevarsi, l'incomunicabilità davanti al dolore, l'insoddisfazione personale alimentata da un'ambizione chissà fino a che punto giustificata, le bugie che ci raccontiamo per convincerci di essere un po' meno stronzi degli altri. Ma proprio qui, nelle drammatiche traiettorie che descrive, Disconnect lascia intravedere uno spiraglio, mostrandoci uomini, adolescenti e adulti in egual misura, che nonostante tutte le sventure e tutti i limiti che il destino riserva loro, possiedono ancora una coscienza, sanno ancora mettersi in discussione, compiere la scelta giusta, sanno ammettere uno sbaglio e perdonare chi l'ha commesso, sanno guardarsi negli occhi e stringersi la mano. E' sul singolo che bisogna fare affidamento, in lui la speranza dell'umanità intera. (La recensione del film "Disconnect" è di Mirko Nottoli)
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