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Difret recensione] - Etiopia, 1996. A sole tre ore da Addis Abeba, Hirut (Tizita Hagere), una sveglia ragazzina di quattordici anni, mentre sta tornando a casa da scuola viene aggredita e rapita da un gruppo di uomini a cavallo. Uno di loro, Tadele, la stupra, in cerca di una gravidanza che la obblighi a sposarlo. Hirut, però, riesce a scappare, ma con un fucile uccide il suo aguzzino. Inizia così una lotta contro lo stato e le leggi guidata da Meaza Ashenafi (Meron Getnet), una giovane donna avvocato e leader dell'associazione ANDENET, dove viene offerta assistenza legale gratuita a tutti coloro che non possono permettersela.
Difret – Il coraggio per cambiare è un film ispirato a fatti realmente accaduti e qui ne ripercorre, attraverso la storia di Hirut, le fasi salienti di una cronaca che ha cambiato le usanze e le tradizioni, quella del rapimento a scopo di matrimonio, in favore della dignità umana e della libertà. Presentato al Sundance Film Festival 2014 e prodotto da Angelina Jolie – che compare inizialmente in un esplicito messaggio promozionale - Difret mette in luce tutti i limiti e le differenze che ci sono tra i villaggi e la città, dove soprattutto la donna viene vista in maniera opposta. Sottomessa e sfruttata da una parte, pronta a combattere e libera di farlo dall'altra. In una pagina storica per l'Etiopia, gran parte del merito va attribuito proprio a Meaza Ashenafi, che nel 2003 è stata insignita del Premio Nobel Africano (The Hunger Projects Prize) per il suo impegno a difesa dei diritti delle donne in Etiopia. E questo film ne è una testimonianza. Meaza Ashenafi infatti ha messo tutta se stessa per dimostrare la legittima difesa con cui aveva agito Hirut, una ragazza che, a sua volta, con dignità e coraggio ha saputo lottare per quello che era giusto. Il film mostra i limiti delle convenzioni sociali e la complessità di un Paese che ancora oggi deve lottare per la parità dei diritti tra uomo e donna, ma grazie a coloro che non si arrendono è sulla giusta strada per riuscirci. Difret, quindi, dopo i primi venti minuti da cardiopalma, cala leggermente il ritmo a favore di una maggior chiarezza nei dialoghi e nella storia, che viene raccontata diligentemente e non urlata. Perché Hirut, Meaza e le donne meritano rispetto e la loro lotta per la dignità umana più è silenziosa, più fa rumore e viene ricordata. Ma soprattutto porta con sé il cambiamento.
(La recensione del film "
Difret" è di
Martina Farci)
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