di R. Gaudiano
[
Dark Night recensione] - Sei ore precedono il Massacro di Aurora, una cittadina di 300mila abitanti in Colorado, a ridosso di Denver. Il 20 luglio del 2012 il ventiquattrenne James E. Holmes, vestito con indumenti militari, aprì il fuoco nel Cinema Century 16 ad Aurora, verso la mezzanotte, durante la prima di Dark Knight Rises (Il cavaliere oscuro-il ritorno). Ci furono 12 morti e settanta feriti. Sei giovani individui galleggiano in un vuoto di relazioni, ognuno di loro potrebbe essere in procinto di progettare un atto criminale. Giovani che vivono nel presente la pianificazione sociale che la stessa società attua nei loro confronti. Giovani catturati dai media, dalla solitudine esistenziale, dalla ricerca di emozioni fuori dal comune, anche destabilizzanti. Tim Sutton, qui regista e sceneggiatore, racconta il lucido dramma esistenziale del giovane James E. Holmes, che pianificò nei dettagli la follia omicida, con incredibile freddezza, per dare un senso alla sua, a quanto pare, inutile vita. Sutton non ci pone davanti al massacro cruento, ma fa molto di più. Fotografa i personaggi cogliendo i momenti di normalità della loro giornata, mentre sono nelle loro case o camminano per strada, oppure organizzano in compagnia di altri l'uscita della fatidica serata al cinema. Il cineasta americano adotta uno stile etereo, visivamente efficace e coinvolgente. La bellezza dei paesaggi e la normalità degli ambienti domestici contrasta con il disagio esistenziale che aleggia nei comportamenti di questi sei personaggi di cui il regista focalizza i volti, gli sguardi assenti, i silenzi destabilizzanti. Tra costoro c'è l'artefice del massacro. Ma ognuno di essi incarna uno degli aspetti del complesso profilo del killer, giovani incastrati in una realtà distorta, sopraffatti da un inconsolabile senso di malessere dell'anima. "Dark Night" riesce a cogliere magnificamente, grazie ad una struttura narrativa solida e ad una sceneggiatura ben strutturata, la tipizzazione di un vivere articolato da molteplici fattori sociali. Sutton riesce con un'analisi sociale complessa e suggestiva a cogliere proprio questi fattori su cui poggia la struttura delle relazioni umane con i propri valori, ma soprattutto l'anaffettività verso il senso comune del vivere di questa gioventù. Un cinema di alto livello, una fotografia raffinata ed una colonna sonora ipnotica, giocano in una sinergia comunicativa accattivante nel porgere uno spaccato deplorevole della società americana che affida alle armi le silenti e pericolose forme di alienazione esistenziale di giovani leve, soprattutto in contesti suburbani. Vincitore del Premio Lanterna Magica alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Dark Night, come importante opera fondamentale è stato presentato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival.
(La recensione del film "
Dark Night" è di
Rosalinda Gaudiano)
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