La recensione del film Creed

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CREED - RECENSIONE

Creed recensione
Recensione

di Giulia Mazza
[Creed recensione] - Identità e appartenenza, istinto e ambizione: è da qui che prende il via e si snoda "Creed", nuovo capitolo della mitica saga di Rocky Balboa. Adonis Johnson (Michael B. Jordan) è il figlio illegittimo di Apollo Creed, famoso campione del mondo dei pesi massimi. Non ha mai conosciuto suo padre, che è morto prima della sua nascita, e trascorre l'infanzia picchiando duro, entrando e uscendo dal riformatorio. Mary Anne (Phylicia Rashad), la vedova di Apollo, lo adotta e tenta di farlo crescere lontano dal mondo violento che le ha portato via il marito. Ma resistere al proprio stesso sangue è impossibile, e Adonis – che non ha mai smesso di combattere in incontri al limite della legalità – decide di andare a Philadelphia, sperando di trovare in Rocky Balboa (Sylvester Stallone) un mentore, oltre che un allenatore. Un po' sequel, un po' spin-off, un po' reboot, "Creed" si inserisce nel mito e riesce nel difficile compito di ritagliarsi un suo spazio. Il primo merito va al giovane regista Ryan Coogler (pluripremiato per la sua opera prima, "Prossima fermata: Fruitvale Station"), che firma anche soggetto e sceneggiatura (quest'ultima insieme ad Aaron Covington). Con coraggio e furbizia, Coogler mette mano alla storia scegliendo di raccontare le vicende di un protagonista tutto nuovo, Adonis, cercando di capitalizzare al massimo il potenziale del suo personaggio. Un ragazzo che da sempre vive nell'ombra di un padre che non ha mai conosciuto, e per questo arrabbiato, ma troppo orgoglioso per accettare – semplicemente – l'eredità inconsapevole lasciatagli dal genitore. Peccato purtroppo che il suo interprete, Michael B. Jordan, per quanto bravo, non riesca ad avere lo stesso carisma del Rocky "giovane". Il secondo merito, e non era così scontato, va tutto a Sylvester Stallone, che qui non firma né la sceneggiatura né la regia. Il suo Rocky è un uomo solo, che porta su di sé tutto il peso del tempo passato ("il tempo alla fine sconfigge tutti, è imbattibile", dice l'ex campione ad Adonis) e, ancora una volta, sceglie di non mollare. Il rischio di cadere nella caricatura di se stesso era alto, invece Stallone restituisce un Rocky onesto, fiero nella sua fragilità, capace di bucare lo schermo anche quando è inquadrato in secondo piano rispetto al protagonista. La sua interpretazione gli è valsa un Golden Globe ("Miglior attore non protagonista in un film"), e c'è già chi parla di candidatura agli Oscar. (La recensione del film "Creed" è di Giulia Mazza)
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