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Creed II recensione] - Parlare di Rocky Balboa significa affrontare l'eterno, filosofico dibattito riguardante l'insanabile divario tra cuore e cervello. Perchè razionalmente non si può non rilevare l'assurdità del tutto, di Creed II ma anche dell'intera saga di Rocky, quantomeno dal terzo capitolo in avanti. Creed Vs Drago, Drago Vs Creed, 30 anni dopo e siamo ancora fermi lì, a testimonianza di una pochezza di idee sconcertante alla base di una sceneggiatura copiata con la carta carbone, che non fa che ricalcare vecchi stilemi e riproporre le stesse identiche dinamiche già mandate a memoria da 30 anni, appunto, a questa parte. E' come se oggi il figlio di Muhammad Ali sfidasse per il titolo dei pesi massimi il figlio di Joe Frazier allenato da George Foreman, magari a Kinshasa. The Rumble in the Jungle 2. Assurdità come un signor nessuno che non appena sente che il figlio di Apollo Creed è diventato campione, giunge dall'Ucraina e ottiene un incontro per il titolo solo per il cognome che porta. E se il figlio di Creed non fosse diventato campione? E se avesse fatto dell'altro nella vita? Se avesse aperto una concessionaria di auto usate? Che ne sarebbe stato della vendetta covata da Drago? Signor nessuno che poi invece si rivela fortissimo. E allora? Perchè nessuno se n'era accorto, prima? Un primo incontro poi un secondo, prima si perde poi si vince, le motivazioni, la famiglia, i "tu sai per cosa combatti", il classico motivo di Rocky che risuona, epica sintetica, gloria surrogata. Nel finale scopriamo che Rocky ha un nipote, il che può garantire alla saga altri trent'anni di longevità. Tra trent'anni forse avremmo ancora Balboa Vs Creed o, colpo di scena, scopriremo che anche Clubber Lang ha filiato e allora avremmo ancora Rocky Balboa Vs Clubber Lang, perchè i nipoti avranno gli stessi nomi dei nonni solo con l'aggiunta di jr. come è usanza negli USA, ovvio. Assurdo. Se non fosse che poi interviene il cuore e allora sarà anche assurdo ma il momento in cui Balboa entra nel suo ristorante (l' Adrian's restaurant) e, avviandosi verso un uomo seduto di spalle ad un tavolo, si trova davanti Ivan Drago per la prima volta dopo trent'anni, a noi fa venire il magone. Vedere Rocky/Stallone che si trascina ormai stanco in cerca di riscatto, fuori e dentro lo schermo, a dispensare saggi consigli al giovane pupillo, a noi fa venire il magone (se c'è una cosa da salvare nella saga di Creed è proprio il rapporto sincero e profondo da Rocky e il figlio di Apollo, un rapporto carico di rispetto e gratitudine non tanto per quello che si fa o si dà ma per il semplice fatto di esserci, di essere lì, a sostenersi e comprendersi, legati da un destino comune che volenti o nolenti li ha resi simili a prescindere). Vedere Stallone pur con la faccia disastrata che comunque ci prova a recitare e ci riesce, ritrovare Dolph Lundgren nei panni che l'hanno reso famoso anch'egli abbattuto ma non vinto, assistere allo scorrere dei vecchie fotografie, rievocare il passato, il tempo che fu, Apollo, Adriana, perfino Brigitte Nielsen, ti spiezzo in due, a noi fa venire il magone. Perchè è la vita di Balboa quella che stiamo guardando ma è anche la nostra, di vita, cazzo!
(La recensione del film "
Creed II" è di
Mirko Nottoli)
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