La recensione del film Corniche Kennedy

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CORNICHE KENNEDY - RECENSIONE

Corniche Kennedy recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Corniche Kennedy recensione] - Poco meno di 18anni, un gruppo di ragazzi cerca l'evasione, il brivido, l'eccitazione. Marsiglia, città di mare e sole. Lungo la Corniche Kennedy, una lunga strada che costeggia il mare, una banda di giovani proveniente dai quartieri nord della città, si ritrovano ogni giorno nello stesso posto. Raggiungono le vette più alte delle rocce e sfidando la sorte si tuffano in quel mare verde smeraldo, con grida di giubilo per avercela fatta ancora una volta. Suzanne (Lola Crèton), la stessa età dei ragazzi del gruppo, li osserva dal balcone della sua casa ed è affascinata dal loro ardire incosciente. Li raggiunge e si unisce a loro. Marco (Kamel Kadri) e Mehdi (Alain Demaria) le danno tutto il coraggio necessario per tuffarsi da quelle rocce e Suzanne conquista una libertà sognata, voluta, necessaria. Dominique Cabrera, regista francese, nata in Algeria, coglie l'idea per la realizzazione di "Corniche Kennedy" dal romanzo omonimo di Maylis de Karangal. Cabrera riesce a sintetizzare molto bene il senso di questo incosciente ardire giovanile con schiettezza e coralità. Ragazzi accomunati nella ricerca di certezze, che trovano nella capacità di conquista di una libertà resa dalla forza di gravità, il riscatto dall'emarginazione sociale. Così il sentimento di deprivazione affettiva viene esorcizzato da Marco e Mehdi, nella forza coesa del gruppo, sottraendosi all'oppressione e all'abbandono genitoriale con quel salto funambolesco nel mare aperto. Suzanne non è abbandonata, ma non si sente amata e convive con un sentimento di oppressione materna. Con sguardo lucido e coraggioso la cineasta francese coglie il tormento di una fanciullezza solitaria, che diventa anche preda di bande di trafficanti di droga locali. Sotto il cocente sole marsigliese, Awa (Aïssa Maïga), commissario di polizia, osserva la banda, in particolare tiene d'occhio Marco coinvolto in traffici illeciti. Tra scorribande e tenerezze amorose, chi sbaglia è costretto a rendere giustificazione di comportamenti fuorilegge, alla fine cooperando anche con la giustizia. Ma lo sguardo della mdp di Domique Cabrera non abbandona mai i volti di quella fanciullezza che cerca, tutto sommato, una strada maestra, anche dettata da un'effimera illusione. Marco, Mehdi, Suzanne e tutti gli altri, rappresentano un microcosmo giovanile a rischio, che si declina senza mezzi termini nel vasto scenario sociale. "Corniche Kennedy" è un messaggio trasversale potente che punta i riflettori sulla fragilità emotiva di giovanissime leve, non scagionando le colpe delle responsabilità della società civile. Colpe, espresse nella meravigliosa metafora del salto nel vuoto che il mare accoglie, restituendo, a quei ragazzi, un momento molto importante di conquistata stima. (La recensione del film "Corniche Kennedy" è di Rosalinda Gaudiano)
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