La recensione del film Come il vento

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COME IL VENTO - RECENSIONE

Come il vento recensione
Recensione

di David Di Benedetti
[Come il vento recensione] - Armida Miserere fu una delle prime donne chiamate a dirigere un penitenziario, e per questo costretta, durante la sua carriera, a trovarsi a contatto con i peggiori criminali, terroristi e mafiosi del nostro tempo. Armida, che in "Come il vento" ha il volto di Valeria Golino, iniziò la sua carriera nell'amministrazione penitenziaria a metà degli anni Ottanta, subito dopo l'applicazione della legge Gozzini, che affermava la "funzione rieducativa della pena". In quegli anni, la temeraria e integerrima donna, chiamata dai detenuti dell'Ucciardone di Palermo "a fimmina bestia" proprio per la sua rigidità morale, conobbe Umberto, organizzatore dei primi spettacoli con i detenuti, con il quale instaurò una profonda relazione amorosa. "Come il vento" racconta la vita dei due a partire dai primi anni '90, quando Armida si trova a dirigere il carcere di Lodi e Umberto a dirigere spettacoli nel carcere di Opera. I due provano ad avere un bambino, ma la gravidanza sfortunatamente s'interrompe. Un giorno di primavera, inaspettatamente, poco prima della Pasqua del 1990, Umberto viene ucciso mentre si reca al lavoro: il mondo di Armida crolla, così, inesorabilmente. Nel pieno degli anni segnati dai grandi attacchi della mafia allo Stato Italiano, la donna, che si era fatta ormai conoscere come integerrima servitrice dello Stato, venne mandata subito in prima linea a Pianosa, il grande carcere riaperto per sorvegliare i mafiosi più pericolosi. Tra gli agenti in servizio sull'isola (con i quali fu costretta ad instaurare un rapporto di cameratismo per ottenerne il rispetto), Armida conobbe Maurizio, un addetto alla sua sicurezza, e tentò di cominciare con lui una nuova vita affettiva. Ma si accorse presto che questo nuovo uomo non avrebbe mai potuto sostituire il defunto compagno né rimpiazzare il grande amore provato per Umberto, né tantomeno lenire il forte dolore nascosto dietro un carattere duro e fiero. Presentato fuori concorso all'ottava edizione del Festival del Film di Roma e diretto da Marco Simon Puccioni, che si è fatto notare dalla critica italiana nel 2002 per il suo primo lungometraggio "Quello che cerchi", "Come il vento" non è un semplice film sulla mafia, né tantomeno la celebrazione di un'eroina, né la glorificazione di un modello di grande integrità morale in un periodo di corruzione dilagante come quello in cui versa attualmente il nostro Paese. "Come il vento" è anzitutto lo studio intimo di una donna, delle sue contraddizioni e della tragicità di una vita divisa tra la disperazione derivata da grandi sofferenze e la costante speranza e ricerca di una nuova stabilità. Armida è un personaggio contradditorio ingabbiato in un costume di rigidità morale, inquadrato da una macchina da presa diretta con delicatezza e maestria e mai invasiva, condotta da una mano attenta e misurata, che, unita alla magistrale interpretazione dell'attrice protagonista, non fa cadere il personaggio nella pietà o nella commiserazione dello spettatore ma restituisce la descrizione di una vita ispiratrice capace di parlare dritta al cuore. (La recensione del film "Come il vento" è di David Di Benedetti)
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