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Colpa delle stelle recensione] - Quando un best-seller internazionale arriva sul grande schermo c'è sempre un po' di scetticismo sul risultato finale, ma Colpa delle Stelle è uno di quei rari e preziosi casi in cui il film è degnamente – se non meglio – all'altezza del libro. Dalle parole di John Green alle immagini di Josh Broone arriva dritta al cuore la storia d'amore che ha commosso e conquistato milioni di persone. Hazel Grace Lancaster (Shailene Woodley) è una ragazza di diciassette anni a cui è stato diagnosticato un tumore ai polmoni incurabile. Un giorno, al gruppo di sostegno a cui è obbligata ad andare dai genitori, conosce Augustus "Gus" Waters (Ansel Elgort), un ex giocatore di basket a cui è stata amputata una gamba. Trai i due nasce una profonda amicizia che si tramuta ben presto in un grande amore, costellato, più che dalla malattia, dal modo di affrontare la vita: con ironia, metafore, e vocaboli complessi.
Non era facile riuscire a mantenere il sottile senso di umorismo e leggerezza che traspare dal libro, quel voler "raccontare una storia triste in modo divertente". Josh Broone anche se si limita a mettere in scena, con una regia piuttosto statica, i fatti, riesce a cogliere in maniera impeccabile l'anima della storia. Merito soprattutto dei due interpreti, Shailene Woodley e Ansel Elgort, che non avrebbero potuto rendere più veri di così Hazel e Gus. Lei così dolce e sensibile, lui con quel sorriso provocante e tenero allo stesso tempo, hanno dato vita a due personaggi indimenticabili. Perché la loro non è una storia d'amore come le altre, ma si comportano come se lo fosse. Vedono la malattia e la morte con gli occhi di due ragazzi innamorati, senza esser mai fuori luogo. Umorismo e drammaticità si alternano in maniera complementare, strappando più di qualche sincera risata in mezzo a tanta sofferenza. Una sofferenza che traspare comunque, nonostante Green in primis abbia voluto limitarla il più possibile grazie a dialoghi spiritosi e mai melensi. "Il silenzio è assordante" e allora Hazel e Gus si rifugiano in metafore significative e libri, nei quali trovano la loro inesorabile voglia di vivere. A fianco di loro anche Isaac (Nat Wolff), ragazzo diventato cieco, e Peter Van Houten, interpretato da un perfetto Willem Dafoe, nei panni dell'autore di Un'imperiale afflizione, il romanzo preferito di Hazel. Una figura, soprattutto nel film, che calca perfettamente la nozione di dolore. Perché Colpa delle stelle non vuole essere uno dei soliti film sull'amore tragico, ma vuole dimostrare che, nonostante l'ingiustizia della vita e l'avversità delle stelle, c'è sempre un motivo valido per continuare a sorridere. Hazel e Gus hanno trovato "il loro infinito in un paio di giorni finiti", il loro miracolo capace di non passare inosservato e lasciare una traccia dietro di sé. Perché finché c'è speranza, c'è vita.
(La recensione del film "
Colpa delle stelle" è di
Martina Farci)
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